Lavorare da casa oggi è sempre più comune, tuttavia non mancano delle regole da seguire per non incappare in problemi fiscali.
Sono molte le persone che oggi scelgono di lavorare in proprio. Il sogno del posto fisso appartiene ad un’altra epoca. Probabilmente influenzate dalle nuove professioni che nascono in relazione all’evoluzione tecnologica e dei social media, l’obiettivo di oggi è quello di essere un freelance senza vincoli di tempo e orari. Ebbene, su questa scia tanti iniziano la carriera nel mondo del lavoro stando comodamente in casa.
La legge non impedisce di creare un business proprio e di fare carriera. Tuttavia, ci sono delle regole da seguire per non incappare in problemi fiscali e sanzioni anche piuttosto importanti. Prendiamo ad esempio chi sceglie di lavorare come colf o badante all’interno delle mura domestiche: si tratta di una delle realtà professionali che nel 2024 ha subito un cambiamento in fatto di remunerazione, contributi e sanzioni annesse se non vengono pagate le tasse.
Lavoro come colf e badante, come evitare sanzioni
In Italia, i lavoratori domestici sono tutti coloro che vengono assunti per far fronte alle esigenze di una famiglia: parliamo di colf, badanti, baby sitter, autisti ecc. Oggi devono fronteggiare una nuova normativa che mette alle strette chi svolge l’attività, con dei cambiamenti sia in fatto di stipendi che di contributi. Sono anche previsti da parte dello Stato maggiori controlli antievasione per contrastare il fenomeno del lavoro in nero ancora ampiamente diffuso quando si parla di attività svolte all’interno delle mura domestiche.
Innanzitutto, il governo ha fissato dei nuovi valori minimi in fatto di stipendio: parliamo dello 0,7% in più rispetto allo scorso anno. Ne consegue che oggi la retribuzione può oscillare da 5,30 a 11,45 euro ogni ora. Si tratta di una media di 8 euro l’ora. Questo tipo di lavoro può essere formalizzato con il libretto famiglia Inps se le prestazioni sono occasionali, o con assunzione con contratto di lavoro domestico, la miglior soluzione per tutelare il lavoratore e regolare il rapporto tra datore privato e collaboratore.
Lavoratore domestico, quanti contributi vanno versati
L’assunzione prevede anche il versamento dei contributi. Dovrà essere il datore di lavoro ad occuparsene: vanno versati ogni tre mesi all’Inps e sono calcolati in base alla retribuzione del lavoratore e al numero di ore lavorate. Entrando nello specifico, per i lavoratori domestici a tempo determinato si versano 1,66 euro di contributi orari (con 0,40€ a carico del lavoratore, da trattenere dalla busta paga), per stipendi fino a 9,40 euro; per gli stipendi oltre 9,40 euro, i contributi ammontano a 2,29 euro (0,57 euro a carico del lavoratore); per i lavoratori con un minimo di 24 ore settimanali, i contributi sono pari a 1,21 euro (0,30 euro a carico del lavoratore).
Per i lavoratori a tempo determinato, invece, i contributi orari sono di 1,78 euro (0,42 euro a carico del lavoratore) per stipendi fino a 9,40 euro; superati i 9,40 euro orari fino ad 11,45 euro, i contributi arrivano a 2,01 euro (0,47 euro a carico del lavoratore); con una remunerazione che va oltre gli 11,45 euro, i contributi ammontano a 2,45 euro l’ora (0,57 euro a carico del lavoratore); in caso di orario superiore alle 24 ore settimanali, i contributi sono pari a 1,29 euro (di cui 0,30 euro a carico del lavoratore).
Non mettere in regola il proprio lavoratore domestico comporta delle sanzioni civili e penali. Inoltre, il lavoratore non sarebbe tutelato in caso di infortunio ed ha sempre facoltà di agire legalmente per esigere dal datore il pagamento dei contributi non versati. Se sei un colf o una badante, puoi ottenere 1200 euro presentando il 730: ecco come.