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Lavoro dipendente o partita IVA, quali differenze e cosa sapere

Lavoro da dipendente o autonomo? La risposta appare scontata eppure ci sono variabili soggettive e oggettive da valutare.

lavoro autonomo o dipendente – codiciateco.it

È una domanda ricorrente e la risposta non è per forza univoca. Anche se la stragrande maggioranza degli italiani sognano il posto fisso da dipendente, tutti quelli che scelgono invece di lavorare in modo autonomo e con partita Iva non sono certo degli sprovveduti. Perché ci sono ragioni soggettive e oggettive che alla fine influiscono sulla scelta finale. Al di là dei luoghi comuni sul posto sicuro, ci sono verità che non tutti conoscono e che cercheremo di raccontarvi.

Meglio lavorare da dipendente con contratto a tempo indeterminato o scegliere la via della ‘libertà’ con un lavoro autonomo gestito solamente da se stessi? Ci sono buone ragioni per scegliere l’una o l’altra strada, tenendo conto che i tempi sono cambiati e oggi le aziende tendono ad appoggiarsi più sui liberi professionisti che non sui dipendenti, e il motivo è puramente economico.

Meglio un lavoro da dipendente o autonomo? Tutti i pro e i contro per entrambe le scelte

scelta tra lavoro partita iva o dipendente – codiciateco.it

Le differenze tra autonomo e dipendente sono notevoli e prima di scegliere una strada per il futuro occorre fare attenzione a tutti i lati positivi e negativi. Ma occorre anche scegliere come affrontare la propria vita perché è chiaro c’è chi nasce per fare un lavoro subordinato e chi, invece, preferisce la libertà individuale, senza capi né orari prestabiliti. C’è chi non rinuncerebbe mai alla sicurezza di un posto fisso a tempo indeterminato e chi invece non sopporta di fare la stessa vita tutti i giorni. Questione di carattere, anche.

Iniziamo a valutare le differenze tra lavoro dipendente e autonomo, partendo dallo stipendio. Un dipendente ha la garanzia dello stipendio mensile, regolare nell’importo e nel giorno di pagamento, con in più la tredicesima e, in alcuni casi anche la quattordicesima. Quindi sa esattamente quante saranno le sue entrate mensili e annuali, senza nessun rischio a parte una crisi aziendale improvvisa, e comunque anche in quel caso ha a disposizione la Cassa integrazione e altri sostegni.

Un libero professionista non ha questo tipo di certezze ma dovrà ingegnarsi ogni giorno per aumentare le sue entrate, senza contare che spesso e volentieri le grandi aziende per cui fanno fattura sono solite a pagare anche a 90 giorni. Parliamo ora di tasse e contributi: il lavoratore dipendente in pratica non le vede ma le paga in busta, è l’azienda a occuparsi di versarli all’ente di previdenza che, alla fine della carriera lavorativa, erogherà la pensione al lavoratore. Il libero professionista invece deve fare da solo (o con un commercialista) e ogni mese (o quasi) avrà una scadenza fiscale e verserà da sé i contributi previdenziali.

Tutto ciò che guadagna un libero professionista è da considerarsi lordo, non saprà quasi mai a quanto ammonterà il netto se non dopo aver pagato tasse e contributi oltre alle spese di mantenimento di un eventuale ufficio, bollette ecc ecc. I dipendenti possono usufruire del TFR, l’azienda accantona una piccola quota di stipendio ogni mese che poi sarà erogata al lavoratore al termine del suo rapporto di lavoro. Per un libero professionista il TFR non esiste. La differenza più netta che spesso fa propendere tra una scelta e l’altra è l’orario di lavoro. Un dipendente ha un orario fisso e ha dei capi a cui rendere conto ogni giorno. Un libero professionista non ha orario se non quello scelto da lui.

Per concludere parliamo di ferie. Per un dipendente sono garantite dal contratto di lavoro, per un libero professionista le ferie sono qualcosa che può prendere quando vuole pur sapendo che non saranno pagate da nessuno.

Rinaldo Ricci

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