Lavoro

Lavoratori autonomi, come cambieranno le detrazioni fiscali con la Manovra nel 2024

Arriva la nuova manovra per l 2024: ecco come cambiano le detrazioni per Partita IVA, novità che forse non sarà possibile apprezzare.

P.IVA: ecco i cambiamenti per le manovre 2024 (Codiciateco.it)

Parliamo di lavoratori autonomi, tutta quella frangia di lavoratori in Partita IVA che gestiscono la loro professionalità in autonomia. Per l’appunto, liberi professionisti, che attraverso le loro prestazioni, di qualunque tipo, fatturano e pagano tasse e contributi. Una lineare spiegazioni sulla classe economica di cui stiamo parlando, un mondo che tanto non apprezzano, anzi, ne sono spaventati, data la gestione di una Partita IVA e tutti i calcoli delle tasse che, per pochi errori, si rischiano molto più soldi. Ma Partita IVA non è una e non è una sola definizione.

Partita IVA: ecco le novità per la manovra 2024

Manovra 2024: ecco le novità per i lavoratori autonomi (Codiciateco.it)

Possiamo spiegare la Partita IVA dividendola in base ad uno scaglione economico che ci distingue alcune situazioni. Ma prima ancora di arrivare a spiegare questo apparato, fermiamoci sulle detrazioni, e quindi della riforma Irpef. Normalmente i lavoratori autonomi risultano essere penalizzati sulle detrazioni fiscali, infatti per le grandi aziende è possibile scaricare molto di più del lavoratore autonomo. Questo è dovuto da una penalizzazione data dal cuneo fiscale. Vediamo, quindi, la recente riforma che ha riguardato l’Irpef.

La riforma è contenuta nell’articolo 13 del TUIR, testo unico sull’imposta sui redditi, nella quale è segnata una riduzioni delle aliquote da quattro a tre, con, quindi, i relativi scaglioni di reddito per le detrazioni. Si stabilisce, così, una riduzione di 1.265 euro per i titolari di redditi da lavoro autonomo fino ad un massimo di 5.500 euro.

Ecco cosa cambia con la nuova manovra per le Partite IVA

Quindi il punto di partenza per questo calcolo delle nuove detrazioni Irpef è basato su tre scaglioni. l’aliquota Irpef è del 23% fino a 28mila euro, del 35% da 28mila a 50mila euro e del 43% oltre i 50mila euro. L’aliquota, quindi, del 25% non viene più prevista, accorpando i due scaglioni in un’unica aliquota del 23%. Questo ha, così, sfavorito le categorie che sono state eliminate. Per la no tax area, invece, lo scaglione rimane a 5.500 euro, l’imposta da pagare verrà calcolata sul reddito effettivo prodotto scorporando la differenza fra costi e ricavati.

Poco cambia anche per il regime forfettario, mantenendo la soglia fino a 85mila euro l’anno, con una flat tax che si applica fino a 100mila euro. Superati i 100mila euro l’anno si esce dal regime forfettario. Ultimo grande cambiamento che tiene sotto controllo il fatturato e gestisce in maniera più funzionale tutto il reparto economico: l’obbligo di fattura elettronica.

Lorenzo Angelini

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