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Intelligenza artificiale, guadagni stratosferici per un’isola minuscola

Intelligenza artificiale, sta arricchendo una piccola isola conosciuta da pochi viaggiatori. Vediamo di che si tratta.

Intelligenza artificiale, fonte di guadagno per una piccola isola (codiciateco.it)

Ormai l’intelligenza artificiale sta entrando prepotentemente nella vita di tutti i giorni. In alcuni settori produttivi, e non soltanto in quello informatico, l’uso di questo strumento sta aprendo opportunità di sviluppo impensabili fino a poco tempo fa. Dai social media ai settori bancario e assicurativo, dalle telecomunicazioni al settore energetico l’suo dell’ai (artificial intelligence) trova sempre maggior spazio.

In questa caso tuttavia non è l’introduzione dell’intelligenza artificiale in qualche settore economico a generare la fortuna di un piccola e poco nota isola. Si tratta di una minuscola nazione la cui fortuna in passato è stata legata al turismo, ma che l’inclemenza del meteo e gli effetti della pandemia avevano messo in ginocchio. Ma ora le cose stanno cambiando.

Intelligenza artificiale, le ricchezza insperata

Uno scorcio di Anguilla, nel mar dei Caraibi (codiciateco.it)

L’isola di cui si parla è Anguilla, un lembo di terra non troppo distante dal Porto Rico, territorio d’oltremare britannico situato nel mar dei Caraibi. Noto per il turismo e per essere stato inserito dall’Unione Europea nella lista nera dei cosiddetti paradisi fiscali. Ma la nuova grande risorsa economica del paese è un’altra.

Nel 1988 la Internet Corporation for Assigned Names and Numbers (ICANN) assegnò le sigle dei domini internet. All’Italia fu assegnato .it. Ad Anguilla capitò .ai, una sigla che dopo diversi decenni è diventata una fonte di guadagno per il paese caraibico. Infatti ora Anguilla ottiene una commissione per ogni dominio registrato con .ai. Cioè guadagna per ogni nuovo sito, il cui nome termina con .ai.

Le aziende che vogliono posizionarsi nel mercato dell’artificial intelligence devono versare delle ingenti somme di denaro al piccolo paese. Solo nello scorso anno, l’isola caraibica ha raccolto circa 32 milioni di dollari, che corrispondono a circa il 10 per cento del prodotto interno lordo (PIL) dell’isola. Non c’è che dire una cifra notevole per una semplice sigla. Basta pensare che in un solo anno ci sono state ben 200mila registrazioni di siti con dominio .ai.

Il ricavato da queste commissioni sarà utilizzato, secondo i governanti dell’isola, per l’assistenza sanitaria gratuita per gli ultra settantenni, per la costruzione di edifici scolastici e centri professionali. Tra i progetti finanziati con il flusso di denaro, i nuovi servizi dell’aeroporto e una serie di eventi e infrastrutture sportive. Quello di Anguilla non è l’unico caso di uso del dominio assegnato per fini commerciali.

Tuvalu è un’isola a nord dell’Australia con dominio assegnato .tv. Il governo del piccolo paese ha raccolta circa un dodicesimo del suo PIL dando in concessione il suo dominio internet ad aziende delle telecomunicazioni, per esempio la piattaforma di streaming di proprietà di Amazon. Infine ha venduto i diritti del dominio .tv a un imprenditore canadese per 50 milioni di dollari, con i quali ha fornito l’elettricità al paese, ha concesso borse di studio e finanziato l’adesione alle Nazioni Unite.

Vincenzo Pugliano

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