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In pensione dopo due anni di NASpI: è possibile ma ci sono anche dei contro

Andare in pensione dopo aver ricevuto per due anni la NASpI: è possibile se si possiedono i requisiti ma non sempre è vantaggioso.

Percepire la Naspi per due anni e poi la pensione – codiciateco.it

Andare in pensione dopo aver ricevuto per due anni la NASpI è possibile? A rispondere a queste domande è l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale o INPS. In circolari e comunicati, l’INPS ha delineato infatti le condizioni necessarie e i requisiti per presentare la domanda NASpI, chiarendo anche le modalità con cui fare domanda per altri sussidi. Ecco dunque tutte le informazioni in merito a questi benefici economici.

Andare in pensione dopo aver ricevuto la NASpI: vantaggi e svantaggi di questa decisione

Andare in pensione dopo la Naspi – codiciateco.it

La disoccupazione NASpI è un sussidio economico destinato a quanti hanno perso il lavoro dopo essere stati licenziati. Questo sussidio spetta a chi ha firmato un contratto di apprendistato e ai lavoratori privati con contratto a tempo determinato ed indeterminato. Possono richiedere la NASpI anche i dipendenti pubblici con un contratto di lavoro a termine e i soci lavoratori di qualsiasi tipo di cooperativa.

Con la circolare numero 804 diffusa sul sito web dell’INPS il 23 febbraio 2024 sono state comunicate le nuove procedure online dedicate alle prestazioni di disoccupazione. Queste procedure, a decorrere dal primo marzo 2024, sono diventate le modalità esclusive di presentazione delle domande di NASpI e di DIS-COLL per cittadini, Contact center e patronati.

Andare in pensione dopo aver percepito la NASpI è possibile grazie a specifiche misure, vantaggiose per i disoccupati che possono beneficiare di un anticipo pensionistico. Per la pensione con Quota 41 (dopo quarantuno anni di versamento dei contributi), i requisiti sono legati proprio ai soldi versati con i contributi. La Quota 41 non ha limiti anagrafici, ma può essere sfruttata con 41 anni di contributi versati; almeno 35 anni di contributi effettivi da lavoro; almeno un anno di contributi versati prima dei 19 anni di età.

Con trentanove anni di contributi sarebbe possibile raggiungere i 41 anni di versamenti grazie ai due anni di NASPI. Se i periodi di disoccupazione o malattia nella carriera lavorativa superano i 7 anni, il diritto alla Quota 41 non sussiste più. La Quota 41 per i lavoratori precoci è più vantaggiosa dell’APE sociale, che presenta diverse limitazioni. Per accedere all’APE nella categoria dei disoccupati sono necessari almeno 63 anni e 5 mesi di età o almeno 30 anni di contributi versati.

Le limitazioni dell’APE sociale includono l’assenza di reversibilità in caso di decesso anticipato del titolare; mancanza di maggiorazioni e integrazioni sull’importo. Inoltre deve esserci nessuna indicizzazione annuale per l’inflazione; assenza della tredicesima mensilità; un importo massimo di 1.500 euro al mese. In alcuni casi, peri i disoccupati l’APE sociale è più vantaggiosa perché per accedervi non si devono attendere i tre mesi dopo il raggiungimento dei requisiti necessari. Per la Quota 41 invece devono trascorrere tre mesi dall’ultima NASPI ricevuta.

Elisabetta Guglielmi

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