Quali mosse può avanzare il tuo capo se scopre dei post indirizzati a lui su Facebook? Ebbene, la risposta potrà lasciare di stucco.
Per chi non presta attenzione a ciò che dice o scrive, potrebbero subentrare delle conseguenze anche piuttosto gravi. E’ il caso, ad esempio, di tutti gli atteggiamenti scorretti adottati dai dipendenti nei confronti dei loro datori di lavoro. Purtroppo, il mondo di Internet e dei social network lascia a chiunque ampio margine d’espressione. Talvolta, quel che non è chiaro, è che le azioni compiute online possono avere valore a tal punto da influire drasticamente nella realtà concreta di tutti i giorni.
La possibilità di condividere ogni pensiero sul web non rende esenti dal subire delle conseguenze. I social network vengono troppo spesso considerati come delle vere e proprie “piazze virtuali” nelle quali esternare commenti, opinioni e critiche sui più disparati argomenti. Capita sovente che al centro di queste argomentazioni vi siano persone fisiche che possono leggere e reagire a quanto viene detto sul proprio conto. Tra le categorie più minacciate, vi è quella dei datori di lavoro. Ma cosa aspetta per legge al dipendente che diffama pubblicamente il capo?
Secondo la Cassazione, si può licenziare per giusta causa il lavoratore se pubblica online dei contenuti offensivi e denigratori nei confronti del suo posto di lavoro o del suo capo, andando così a ledere l’immagine pubblica complessiva dell’azienda. Non è previsto alcun preavviso né alcun versamento d’indennità: prende luogo un’interruzione immediata dei rapporti di lavoro. Scopri se si può avere la Naspi in seguito a licenziamento per giusta causa.
Si tratta di una situazione più frequente di quel che si possa immaginare: diverse volte la Cassazione ha preso in mano casi di sanzioni disciplinari del recesso unilaterale per giusta causa. Il licenziamento diventa ragionevole quando vengono utilizzati termini ed espressioni dispregiativi, offensivi ed infamanti da parte del lavoratore verso i vertici aziendali. Questi episodi comportano l’irreparabilità del rapporto di fiducia che dovrebbe sostenere ogni contratto di lavoro, rendendo impossibile ogni altra forma di collaborazione.
Inoltre, la giurisprudenza afferma che eliminare prontamente un post offensivo non è sufficiente ad evitare le conseguenze legali della condotta attuata: l’azione rientra negli estremi della diffamazione in quanto il messaggio condiviso può potenzialmente circolare tra un numero indeterminato di persone (infatti, qualsiasi contenuto pubblicato su Internet può sfuggire al controllo del suo autore raggiungendo una pluralità indeterminata di utenti, al di là del fatto che sia attiva l’impostazione di limitazione della visibilità ai soli amici o contatti più stretti).
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