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Il peso dell’illegalità sugli esercizi pubblici, i numeri da capogiro

Quali sono gli effetti dell’illegalità sulle imprese del commercio e sugli esercizi pubblici. I numeri di Confcommercio.

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Merce contraffatta, il fiorente mercato (codiciateco.it)

È nota a tutti la presenza e il peso dell’illegalità su imprese e aziende, soprattutto nel settore del commercio. La pressione della criminalità sulle imprese commerciali è forte e determina dei costi notevoli. Questi vanno a minare le basi e la solidità economica del settore.

Ma oltre alla componente criminale, vi sono le cattive abitudini dei consumatori con un fiorente mercato di servizi digitali illegali, come di merce contraffatta. Tutto questo determina delle perdite importanti per tutto il comparto dalla ristorazione all’abbigliamento, dai servizi al commercio on line. I numeri complessivi di questa situazione emergono da uno studio portato avanti da Confcommercio e delineano un quadro preoccupante.

Illegalità, gli effetti sulle imprese commerciali

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Quanto pesa il taccheggio sulle imprese (codiciateco.it)

Partiamo dal dato complessivo presentato da Confcommercio: nel corso del 2023 le attività illegali, dall’abusivismo, alla contraffazione, dal taccheggio alla truffa non esclusa quella elettronica, sono costate alle imprese la bellezza di oltre 38 miliardi di euro. Una cifra veramente esorbitante che dà una misura del fenomeno.

Per l’ufficio studi di Confcommercio l’abusivismo commerciale pesa per oltre 10 miliardi di euro, quello nella ristorazione per 7 miliardi e mezzo, la contraffazione e il taccheggio rispettivamente per 4,8 e per 5,2 miliardi di euro. Tra gli altri costi per le imprese Confcommercio cita quelli derivanti dall’attività della criminalità vera e propria, con quasi 7 miliardi di euro per ferimenti, assicurazioni, spese difensive, e i costi per la diffusa cyber-criminalità, quasi 4 miliardi di euro.

Una situazione che si stenta a credere, ma che trova conferma nelle cronache. Una delle preoccupazioni maggiori per gli imprenditori del settore resta quella dell’usura (per il 24,4 per cento), precepita in forte aumento soprattutto nel terziario. Seguita da furti (23,5 per cento), aggressioni e violenze (23,3 per cento), atti vandalici (21,1 per cento).  Nel complesso un imprenditore del settore commerciale teme di essere vittima di crimine.

I furti, con la forte preoccupazione per l’incolumità propria e dei propri dipendenti, sono considerati il pericolo maggiore per le imprese, come l’usura e il racket, in modo particolare nelle regione del Meridione. Di fronte a questo fenomeno molti imprenditori, 6 su dieci, ritengono che si debba reagire, denunciando i criminali. Ma tre su dieci affermano che non saprebbero cosa fare.

Ma le preoccupazione dei commercianti non finiscono qui. Anche abusivismo e contraffazione sono considerate delle serie minacce, con la concorrenza sleale e la perdita di ricavi che si vengono a creare. Un dato confermato dai numeri degli acquisti di articoli e servizi contraffatti: nel 2023 secondo Confcommercio un consumatore su quattro ha comprato merce contraffatto o un servizio illegale, soprattutto nel mercato online.

Nel commercio digitale o e-commerce, non si acquista solo intrattenimento (dai film alla musica), ma anche elettronica, parafarmaci, abbigliamento, profumi, cosmetici. E nel settore del commercio online, le illegalità e le truffe sono all’ordine del giorno anche per i consumatori, con un danno notevole a tutto il commercio.

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