Può capitare che il datore di lavoro non abbia liquidità per poter pagare il TFR: che cosa bisogna fare? Ecco come affrontare la situazione in questione.
I rapporti tra un datore di lavoro ed un lavoratore si possono interrompere per mille motivi differenti. Per un licenziamento per giusta causa, perché magari il secondo va in pensione, o semplicemente perché quest’ultimo ha trovato un nuovo lavoro che gli offre maggiore stabilità economica o gli garantisce maggiori stimoli professionali. Insomma, come in tutti i rapporti umani sono diversi i fattori che finiscono per concorrere. In un contesto del genere, però, c’è un elemento che accomuna per legge ogni interruzione di questo tipo. A ciascun lavoratore che va via va sempre pagato il TFR.
La sigla in questione sta per Trattamento di Fine Rapporto. Si tratta di una cifra che il datore di lavoro deve accumulare gradualmente e che dovrà poi riconoscere al lavoratore nel momento in cui cessa questa collaborazione. Anche in caso di morte del lavoratore, esso va comunque versato agli eredi. Insomma, non c’è nessun contesto in cui esso non vada riconosciuto. Può, però, capitare, soprattutto nel caso di una azienda che chiude, che non si abbia la liquidità per pagare questo importo. La legge consente che in casi analoghi esso non venga pagato. Andiamo a scoprirlo in maniera dettagliata insieme.
Solitamente per il pagamento del TFR al datore di lavoro viene concesso, nei CCNL, un lasso di tempo adeguato per reperire i fondi necessari a coprire questa spesa. A volte, se le parti sono d’accordo, ci si può anche accordare per un pagamento a rate di questo importo. Ferma restando la possibilità per il dipendente di proporre il pagamento in una unica soluzione. Ma se l’azienda per cui lavoro è in profonda crisi e non può pagarmi?
Il TFR, come detto, è una cifra che gradualmente il datore di lavoro deve accumulare per tenersi pronto in vista di una interruzione di questa collaborazione. In nessun caso, dunque, la legge ammette che questa cifra non venga pagata. Nel momento in cui però questo avviene, il lavoratore può rivolgersi ad un avvocato per avviare una procedura giudiziale, chiedendo l’emissione di un decreto ingiuntivo. A quel punto il datore di lavoro avrà 40 giorni per pagare oppure per presentare ricorso. E se non paga? Prima di procedere, ti ricordiamo cosa succede al TFR se l’azienda per cui lavoro cambia nome.
Nel momento in cui il datore di lavoro in questione non paga neanche dopo la notifica del decreto ingiuntivo, allora il creditore (in questo caso il lavoratore) potrà avviare il pignoramento dei beni aziendali, compresi quelli immobiliare, e dei crediti (il conto corrente). Ecco un metodo facile per calcolare il tuo TFR.
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