Come usufruire correttamente della legge 104 per le ferie e accompagnare il proprio parente disabile in vacanza. Cosa dice la legge.
Tra i vantaggi garantiti dalle legge 104 e fruibili dai parenti lavoratori che assistono membri della famiglia con disabilità ci sono i permessi e congedi straordinari. La legge garantisce permessi retribuiti e congedi straordinari finanziati dall’INPS che possono essere combinati alle ferie personali e che permettono di essere sfruttati per accompagnare il proprio parente con grave disabilità in vacanza.
È bene però sapere come funzionano e quali siano i migliori modi per combinarli, soprattutto perché se sfruttato per uso personale -abbandonando il parente disabile o affidandolo ad altri- si va a delineare il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato. Infatti, lo scopo dei permessi e dei congedi è quello di garantire assistenza a chi ne ha effettivamente bisogno e non certo per offrire ulteriori giornate feriali ai lavoratori. Il discorso cambia leggermente se il parente disabile a cui si fa assistenza deve andare in vacanza in una determinata località per motivi di salute o su consiglio del medico; in questi casi il permessi e congedi sono obbligatori purché appunto ci sia assistenza continuativa.
Va da sé che l’assistenza continuativa durante le vacanze non richiede obbligatoriamente una presenza fissa del lavoratore-assistente h24; sono considerati anche dei momenti di riposo, in ogni caso l’assenza deve essere solo temporanea e comunque giustificata.
Ma come comportarsi se i giorni di permesso coincidono con le ferie del lavoratore e cioè se durante i giorni di ferie maturate il lavoratore deve assistere il parente con disabilità? In base a quanto riportato nell’art. 2109 del c.c., al lavoratore non può essere negato lo sfruttamento dei giorni di permesso per legge 104 se questi coincidono con le ferie. In altre parole vuol dire che, i giorni di ferie non goduti non saranno persi ma potranno essere recuperati più avanti. Il datore di lavoro ha però il diritto di verificare l’effettiva indifferibilità del lavoratore ad assistere al parente disabile.
Altro punto da trattare riguarda l’idea che i permessi garantiti dalla legge 104 -che ricordiamo sono, nel caso di assistenza a familiari entro il 2°, di 3 giorni al mese fruibili sia frazionati che in maniera continuativa- vadano a ridurre il conteggio dei giorni di ferie maturati dal lavoratore. È assolutamente illegittimo per un datore di lavoro decidere di decurtare i giorni di permesso dal monte delle ferie maturate. Questo perché verrebbe meno il principio di parità di trattamento che spetta a tutti i dipendenti e come ha ribadito un’ordinanza della Corte di Cassazione nel 2018.
È possibile, invece, combinare i giorni di astensione dal lavoro per malattia ai permessi previsti dalla legge 104. Questo vuol dire che se un lavoratore durante il mese si assenta per malattia, ferie o aspettativa non perde i permessi garantiti in qualità di caregiver e anzi potrà anche attaccare primo o dopo all’assenza per malattia personale certificata.
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