Posso rifiutare l’Assegno di Inclusione dopo che l’Inps ha accettato la mia domanda e ha iniziato ad accreditare gli importi?
Sembra una domanda bizzarra perché è talmente complicato ricevere un aiuto statale come l’Assegno di Inclusione, che una volta che l’Inps ha accettato la domanda e abbia magari già iniziato ad erogare i primi soldi, diventa difficile che il beneficiario decida di rinunciare a tutto. Ma come vedremo, la scelta è molto più nobile di quanto possa sembrare ed è possibile farla anche a domanda accettata. Il motivo è presto detto.
Può succedere che dal momento in cui si è chiesto l’Assegno di Inclusione fino all’accettazione della domanda da parte dell’Inps, qualcosa all’interno del nucleo familiare richiedente sia cambiata e allora ci si accorge di non rientrare più nei parametri richiesti per ottenere l’aiuto. E se l’Inps non se ne è ancora accorto, è bene e anche etico comunicarlo noi. Sia per non rischiare sanzioni e restituzioni in futuro, sia per lasciare ad una famiglia davvero bisognosa l’Assegno che si era ottenuto.
Può succedere tuttavia che qualche mese dopo la rinuncia all’Adi, le cose cambino ancora e in negativo e allora torna a servire come il pane un aiuto statale come l’Assegno di Inclusione. A questo punto, si può riproporre domanda all’Inps? La risposta è affermativa. Rinunciare al beneficio è possibile e anche semplice, compilando il modulo rinuncia all’assegno di inclusione rintracciabile sul portale INPS. La rinuncia ha effetto immediato. Ma attenzione: se la rinuncia non dovesse avere efficacia immediata, il rinunciante è tenuto a restituire tutte le somme ottenute a seguito della stessa. Sul modulo Inps vanno indicati il numero di protocollo e la data dell’esito positivo della prestazione.
Ma se poi per qualsiasi motivo avessi di nuovo bisogno dell’Adi, dimentica il passato. Per richiederlo, infatti, occorre una nuova domanda. La rinuncia di fatto annulla la domanda precedente, quindi occorre ricominciare tutto da capo. La rinuncia può essere effettuata ad esempio se si ha una variazione del nucleo che prevede un aumento dell’ISEE familiare tale da non poter più rientrare tra i beneficiari. Oppure perché è previsto un trasferimento all’estero, e per percepire l’Adi è richiesta la residenza effettiva in Italia.
Dunque, qualunque sia il motivo per rinunciare all’Adi, c’è poi sempre tempo per richiederlo nuovamente e se la prima volta la domanda ha avuto esito positivo, non vediamo perché non dovrebbe succedere lo stesso al secondo tentativo se i parametri sono tornati ad essere quelli della prima richiesta.
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