Cosa succede se ho contratto debiti con l’INPS e devo percepire la pensione? Quand’è che l’Istituto può prevalersi sulla pensione e quando, invece, non può toccarla.
Lavorare una vita intera anche per accumulare la pensione e vivere la vecchiaia in tranquillità per poi trovarsi indebitati con l’INPS e perdere tutto? Non è possibile. È vero che negli anni tra i vari istituti con cui ci si può trovare ad avere contratto debiti ci sono non solo banche, Poste Italiane, Agenzia delle Entrate e così via ma anche l’INSP, se non altro perché l’istituto di previdenza concede anche mutui o finanziamenti di cessione del quinto.
Si tratta di forme debitorie che, magari a condizioni più agevolate, ma che in ogni caso vanno risanate. Che succede, quindi, in questi casi? L’INPS può rivalersi in toto sulla pensione? In realtà no; la pensione spetta lo stesso, anche perché per legge le pensioni minime quelle cioè che riescono a garantire gli standard minimi di vita e sopravvivenza e che corrispondono al doppio dell’assegno sociale non possono essere toccate. Tuttavia bisogna fare attenzione ad alcuni dettagli per non trovarsi davvero nella situazione di dover perdere tutto e rinunciare ai sacrifici della vita lavorativa.
Nella maggior parte dei casi, quando si contraggono debiti con l’INSP si parla di una forma particolare di indebitamento ovvero si parla di debiti contributi che insorgono quando si accumula ritardo nel versamento dei contributi previdenziali necessari alla formazione dell’assegno pensionistico futuro.
Quando un lavoratore arriva all’età della pensione, che sia essa per vecchiaia o anticipata, si troverà nella condizione di dover in ogni caso saldare questi debiti con l’Istituto che sì potrà rivalersi sulla pensione percepita, ma che comunque in ogni caso è un diritto che spetta al cittadino. Il diritto alla pensione non viene, quindi, annullato tuttavia l’importo percepito sarà notevolmente influenzato dai questi ultimi.
Il pignoramento della pensione è la forma più comune di rivalsa utilizzata dall’Istituto, ma come si accennava all’inizio per legge gli assegni pensionistici possono essere pignorati solo nella parte eccedente al minimo vitale che, tra l’altro, è aggiornato periodicamente. Per il 2024 l’assegno sociale ammonta a 534,41 euro, per cui chi riceve questa somma in pensione e fino al suo doppio non potrà in alcun modo vedersi toccato l’assegno.
L’INSP può prevalersi sulla parte eccedente a 1.068,82, appunto il doppio dell’assegno sociale, e comunque in ogni caso mai più di un quinto dell’intera pensione. Quindi, ad esempio, su una pensione di 1.200 euro l’INSP potrà detrarre fino ad un massimo 30 euro che rappresentano il quinto dell’eccedenza.
In forme più estreme, l’INPS può arrivare a forme sospensive di erogazione della pensione proprio per arrivare a recuperare i debiti. Si tratta però di forme davvero molto estreme ed utilizzate in ultima ratio dall’Istituto.
In ogni caso è bene evitare queste tipologie di debiti proprio per riuscire a vivere con tranquillità l’età della pensione. È bene adottare forme preventive e correttive del debito, innanzitutto attraverso forme di rateizzazione del debito e, laddove possibile, cominciare a saldare i debiti quando si è ancora in età lavorativa.
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