Costi fissi, la loro incidenza sulle bollette anche in caso di consumi ridotti o inesistenti. Cosa succede in casi simili.
Stare distanti molto tempo da casa non è così improbabile, per lavoro o per esigenze familiari. Si decide allora di staccare tutti gli elettrodomestici, compresi il frigo e tutti gli apparecchi che restano di solito in stand by (che ricordiamo determina comunque un consumo di energia elettrica). In una situazione del genere, con consumi ridotti praticamente a zero, si è indotti a pensare a bollette prevedibili.
A fatture cioè che contengono solo i cosiddetti costi fissi, a un canone cioè che si ripete costantemente bolletta dopo bolletta. I costi fissi non dipendono dal consumo di elettricità , ma da altre cause. E realmente sono un peso costante mese dopo mese? Per rispondere a questa domanda occorre capire cosa si intende per costi fissi.
Costi fissi in bolletta, cosa li determina
Diciamo immediatamente che un costo fisso in bolletta non significa costo costante nel tempo, soprattutto nel caso di elettricità e riscaldamento. L’esperienza di chiunque abbia una seconda casa per esempio, è di vedere bollette nel corso dell’anno con importi diversi, pur in presenza di consumi ridotti a zero. Perché questa situazione? vediamo per esempio la voce spesa di energia (Pe).
Essa comprende, oltre ai consumi della materia prima, il prezzo dell’energia elettrica che sono le spese per le perdite di rete e per l’acquisto dell’energia. Esiste poi il cosiddetto prezzo del dispacciamento (Pd) delineato dal rapporto tra energia immessa nelle reti ed energia prelevata. Altra voce presente in bolletta è il prezzo della perequazione (Ppe) una quota che mette in equilibrio i costi sostenuti dalle aziende di distribuzione del prodotto energetico.
Come si vede si tratta di un insieme consistente di voci relative a costi e prezzi. Ma non sono terminate. Se ne aggiungono altre, a cominciare dai costi fissi per il trasporto e per la gestione dei contatori. Inoltre gli oneri di sistema. Solo questa voce rappresenta ben il 20 per cento delle bollette elettriche. Più contenuto invece il loro peso nelle fatturazioni del gas, solo il 4 per cento.
Alcuni dei costi elencati sono uniformi sul territorio nazionale per esempio il trasporto dell’energia o gli oneri di sistema. Altri invece variano a seconda della zona o cambiano perché l’Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) li aggiorna ogni trimestre sulla base delle variazioni di mercato. L’unica maniera per non pagare questi costi fissi, che fissi non sono perché mutevoli nel tempo, sarebbe di disattivare i contatori di luce e gas.
Riattivandoli poi solo in caso di necessità . Ma questa non è una soluzione praticabile per i suoi costi e per le pratiche associate a una procedura simile. Non resta che disporsi a pagare i costi fissi, ma non stabili, con bollette diverse anche a consumi zero.