Occhio a come usi i social network, anche quelli apparentemente più innocenti come Whatsapp: i messaggi che mandi possono essere utilizzati contro di te.
Se ti è capitato di insultare qualcuno tramite Whatsapp, potresti far bene a pensare al peggio. Non mancano di conseguenze queste accuse di diffamazione ed ingiuria, e davanti alla legge non è necessario che non siano state avanzate verbalmente. Quanto inviato in una chat Whatsapp è valido da un punto di vista legale (vedi anche quanto gli screenshot costituiscono una prova legale), anche per poter accusare qualcuno di calunnia nei propri confronti o nei confronti di qualcun altro.
Infatti, l’insulto scritto può comunque costituire reato di diffamazione, se l’offesa viene inviata in un gruppo con almeno due persone oltre la vittima presa di mira, e il colpevole. E’ necessario anche che al momento dell’invio del messaggio, colui a cui è destinato non sia connesso. Allo stesso modo, può costituire reato di ingiuria: avviene sia quando le male parole sono condivise in chat privata tra il loro autore e la vittima, sia se presente un terzo soggetto. In questo caso, la vittima può anche trovarsi online e leggere in tempo reale le parole che le vengono rivolte. Capiamo quali sono le conseguenze legali di questi atti.
In caso di inguria, le conseguenze sono meno gravi. Esistono, ma non è considerata reato, se non un semplice illecito civile. Chi subisce gli insulti può muoversi con un giudizio civile per richiedere un risarcimento del danno proporzionato alla gravità dell’offesa, al numero delle persone che hanno letto i messaggi ricevuti e alla portata morale dell’insulto. Oltre al risarcimento alla vittima, il giudice può condannare l’artefice dell’ingiuria al pagamento di una sanzione da versare nelle tasse dello Stato, che può andare da 100 ad 8000 euro. Si può condannare per ingiuria entro cinque anni da quando il fatto è accaduto.
Al contrario, in caso di diffamazione le cose si fanno più serie. La vittima può sporgere denuncia e chiedere la condanna penale di chi le ha rivolto l’offesa. Il mittente dei messaggi sarà processato e condannato a reclusione fino a sei mesi, o con una multa fino a 516 euro. Anche in questo caso è previsto un risarcimento del danno (la vittima può scegliere di procedere anche solo civilmente, per ottenere del denaro come risarcimento, ed evitare il processo penale). In quanto all’azione civile, i tempi di prescrizione sono fissati a 5 anni, mentre per la querela ci sono solo 3 mesi di tempo.
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