Fisco ed i due mesi extra per eliminare la morosità: a cosa è riferito il condono messo in atto dal governo Meloni
Quando si parla di fisco, si sa, i pensieri non sono mai positivi. Incorrere in sanzioni per via di errori che sono stati commessi, anche in modo involontario, non è mai piacevole. C’è però chi si mette subito in regola e chi fa orecchie da mercante.
Ora però è il momento del cosiddetto “fisco amico”, la strategia messa in atto dal governo Meloni che punta a semplificare alcuni procedimenti e a concedere un tempo extra ai cittadini per poter pagare. Ma cosa e fino a quando? Scopriamo tutti i dettagli dell’ultimo decreto.
Fisco, con il Ravvedimento operoso si può appianare tutto: come funziona
Uno slittamento dal 31 marzo al 31 maggio e dunque due mesi extra per poter sanare i debiti che si hanno con il fisco. È questo quanto stabilito dal Governo Meloni nell’ultimo decreto per chi ha commesso degli errori nella dichiarazione dei redditi e tramite il Ravvedimento operoso speciale può mettersi in paro con i pagamenti dei tributi versando una cifra molto contenuta rispetto a quanto avrebbe dovuto pagare inizialmente. Si tratta di importi ridotti al minimo: dagli interessi alle sanzioni ridotte di 1/18.
Questo sistema vale per il periodo d’imposta 2022 e che quindi diventa effettivo per le dichiarazioni del 2023. In questo modo si punta ad incassare, secondo la relazione stilata nella Legge di Bilancio, oltre 40 milioni di euro. Per usufruire dell’agevolazione è necessario pagare in un’unica soluzione oppure a rate, pagando la prima, entro il 31 maggio. Le altre devono essere versate rispettivamente entro il 30 giugno, il 30 settembre ed il 20 dicembre 2024.
Come accadrà
Il ravvedimento operoso è stato messo in atto per cercare di recuperare quelle somme che vengono considerate “decadute”, ovvero che non erano state versate dai contribuenti che non erano in paro con il fisco. Nonostante lo sconto, effettuato nuovamente su uno già proposto, anche questa volta si ipotizza che solo la metà dei cittadini che hanno ancora degli insoluti, provvederà a pagare. Con il Milleproroghe, infatti, il governo doveva incassare oltre 5 miliardi di euro. Ne sono entrati nelle casse dello Stato solo 3, con un buco nel bilancio. La speranza del governo è quella che con i due mesi di proroga incitino i morosi a pagare facendo cassa. Qualcosa si recupererà ancora ma non la totalità delle somme, tra chi non può pagare e chi non vuole.