Con il troppo caldo il lavoratore si può rifiutare di lavorare? Cosa dice la legge: quali sono i diritti del dipendente e gli obblighi del datore di lavoro
Le temperature di queste settimane sono veramente calde e l’afa sembra non voler lasciare lo Stivale. I livelli sono da record ed ogni anno si superano le statistiche precedenti. Con queste condizioni così difficili viene da chiedersi, per alcuni lavoratori, se ci si può rifiutare di lavorare per il troppo caldo?
Una condizione che merita delle specifiche: non ci si può riferire in generale al caldo per chiedere di non lavorare ma piuttosto alla situazione che si presenta sul posto di lavoro, se gli ambienti non sono climatizzati e adeguatamente rinfrescati o se si lavora all’aperto restando per molto tempo esposti al sole. Sono condizioni che bastano per non poter lavorare? Vediamo che dice la legge.
Caldo e lavoro: cosa dice la normativa
Partiamo subito col dire che il calore eccessivo, secondo le norme che regolano il lavoro in Italia, è considerato un rischio per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Proprio per questo, ogni anno, l’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) emana delle note ufficiali nelle quali si delineano le direttive da seguire per salvaguardare la salute dei lavoratori che sono esposti alle alte temperature.
Si tratta di misure che non hanno forza di legge e spesso non vengono rispettate ma c’è da dire che il Codice civile impone al datore di lavoro di tutelare la salute e l’integrità fisica dei lavoratori con misure adeguate in base alla tipologia e alla mansione che si svolge.
Ci sono alcuni settori che sono più esposti di altri agli stress termini nel corso dell’estate: dall’agricoltura alla silvicoltura, dalla pesca alle costruzioni (mansioni che tra l’altro nessuno vuole più fare) passando per chi lavora con elettricità, gas, acqua, trasporti e tutti coloro che lavorano all’aperto soprattutto nelle ore più calde e pericolose che vanno dalle 14 alle 17.
Proprio per questi motivi gli ambienti di lavoro devono avere delle temperature adeguate e per chi lavora all’esterno ed il datore di lavoro deve provvedere a ristorare i dipendenti con pause più frequenti e bevande fresche, oltre a fornire i Dpi (dispositivi di protezione individuale) per proteggersi dall’esposizione al sole.
Il lavoratore si può rifiutare?
Se fa troppo caldo sul posto di lavoro, allora il lavoratore può rifiutarsi di lavorare? Certo che sì, in modo del tutto legittimo rassegnando anche le dimissioni per giusta causa se il datore di lavoro non provvede a risolvere la situazione con misure di prevenzione e protezione.
In questo caso il caldo eccessivo può mettere a rischio la sicurezza e la salute del dipendente e dunque si verifica un vero e proprio inadempimento datoriale. C’è anche una sentenza della Cassazione, la n. 6631 del 2015 che ha stabilito che spetta al lavoratore astenersi dal lavoro se le temperature sul luogo di lavoro sono “proibitive” ricevendo comunque lo stipendio.