Eredità in comunione o separazione: cosa sapere se uno dei coniugi ottiene un bene. Cosa spetta all’altro? La sentenza della Cassazione
Oggi il numero dei matrimoni celebrati, sia di rito civile sia religioso, è diminuito. E chi si sposa, nella maggior parte dei casi, lo fa in separazione dei beni. Ma chi ha invece scelto il regime di comunione dei beni e uno dei due coniugi eredita una somma di denaro o, ad esempio, un bene immobile, spetta al coniuge? È importante capire ciò perché chi risulterà titolare dei relativi diritti dovrà anche compiere degli adempimenti previsti dalla legge e farsi anche carico del conseguente peso fiscale.
Per quel che riguarda il regime di comunione dei beni, esso è automatico al momento del matrimonio, a meno che non venga dichiarato diversamente dagli sposi attraverso un atto pubblico notarile. Nel regime di separazione, invece, i patrimoni dei due coniugi restano completamente indipendenti. Ognuno conserva la piena proprietà dei beni posseduti prima delle nozze, acquisiti o ereditati dopo. Ovviamente, come prevede il matrimonio stesso, anche in tale regime entrambi hanno la responsabilità di contribuire economicamente alle necessità del nucleo familiare come prevede l’articolo 143 del Codice civile. Qui vediamo un approfondimento su cosa possono fare i creditori in caso di beni comuni.
Ma cosa spetta al coniuge di chi riceve un’eredità? Poniamo l’esempio della casa dei genitori defunti. Bisogna considerare il regime patrimoniale scelto dai coniugi al momento del matrimonio ma anche di eventuali modifiche successive. Se vige la separazione dei beni, non si presentano questioni particolari poiché ogni coniuge mantiene la piena proprietà dei beni pre-matrimonio e, come detto, di quelli acquisiti o ereditati dopo.
Discorso diverso per la comunione legale dei beni: un bene ereditato entra a far parte del patrimonio condiviso solo se espressamente indicato nel testamento; in caso contrario resta personale dell’erede.
Dunque in caso di comunione dei beni, un bene ereditato non rientra in modo automatico nella comunione tra i coniugi. Esso è considerato un bene personale dell’erede e rimane fuori dalla comunione, a meno che il testamento non stabilisca diversamente. Si segue il principio secondo il quale l’altro coniuge non ha partecipato all’acquisto di tale bene.
E nel caso in cui ci fosse divisione ereditaria, quando uno dei coniugi, nel momento in cui gli viene assegnata la propria quota, ha dovuto versare dei conguagli agli altri eredi? Sono somme equivalenti al pagamento di un prezzo, come se il bene ereditato andasse a formare oggetto di una vendita? Con questo ragionamento si dovrebbe dunque rientrare nella comunione.
Con la sentenza n. 14105/2021 la Corte di Cassazione ha chiarito il dubbio stabilendo che anche la quota di un immobile acquisita in un giudizio di divisione ereditaria non entra nella comunione legale e vale anche se il coniuge proprietario ha versato un conguaglio agli altri coeredi. Tale versamento, infatti, non è considerato equivalente al pagamento di un prezzo e la proprietà proviene dalla successione ereditaria.
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