Quando non possiamo occuparci direttamente dell’eredità, cosa succede con la successione: bisogna essere informati.
Quando affrontiamo il tema dell’eredità, ci possiamo trovare di fronte a una molteplicità di casi che vengono disciplinati dalla giurisprudenza e rispetto ai quali – senza le dovute conoscenze – possiamo incappare in problematiche di vario genere. Qualche tempo fa, abbiamo affrontato il tema della morte di un genitore, chiedendoci che cosa accade se questi era indebitato.
Soprattutto quando muore un nostro familiare stretto, sono tante le domande che ci facciamo rispetto appunto all’eredità e a come comportarci se ad esempio, non c’è un testamento. I più preoccupati sono quelli che non si possono occupare, per varie ragioni, in maniera diretta della successione ereditaria, e a quel punto entrano in gioco i loro familiari.
Tutelare il proprio diritto all’eredità se non si può portare avanti la successione direttamente
La speranza è sempre che i parenti non possano abbindolarci, ma può anche accadere che ad esempio un genitore – dopo la nostra nascita – abbia formato un’altra famiglia e che i rapporti tra noi e i nostri parenti acquisiti non siano dei migliori. In quel caso, la prima cosa da fare è verificare l’esistenza di un testamento, rivolgendosi al Consiglio notarile del luogo di residenza del defunto.
Il testamento può essere anche olografo e conservato dal defunto prima della dipartita o consegnato a una persona di fiducia. Chi lo trova deve portarlo a un notaio per la pubblicazione: a quel punto si devono seguire le sue disposizioni. Importante è sapere che anche in presenza di testamento, comunque vi è una quota di legittima, riservata a coniuge, figli, ascendenti.
Se il defunto non ha lasciato un testamento, si applicano esclusivamente le norme sulla successione legittima: in quel caso, se a morire è un genitore, a noi figli spetterà una quota riservata. Eredi legittimi, oltre a figli e coniuge, sono i genitori, i fratelli e, in mancanza di questi, altri parenti fino al sesto grado, in ultima istanza l’eredità finisce nelle mani dello Stato.
Perizia grafologica e sigilli alla casa del defunto, le misure estreme per tutelare la successione
Per legge, la dichiarazione di successione deve essere presentata all’Agenzia delle Entrate entro 12 mesi dalla morte del defunto, includendo tutti i beni mobili, immobili, crediti, debiti e donazioni fatte in vita. Ma ci possono essere anche dubbi sulla veridicità del testamento olografo e si può chiedere un’analisi grafologica. Infine, è possibile chiedere al Tribunale l’apposizione dei sigilli nella casa del defunto.
Quest’ultimo caso, di norma, avviene se si hanno dubbi su alcuni degli eredi e vi è la preoccupazione che questi possano distruggere o manipolare il testamento. Di fronte a casi come questi, si può richiedere anche di fare un inventario del patrimonio ereditario. Si tratta di misure estreme e la speranza è che trionfi sempre, in casi come questi, il buon senso di tutti di fronte alla morte di un proprio caro.