Eredità, ecco che cosa succede in presenza di una casa donata ad un solo figlio: che cosa può fare un altro fratello? Tutta la verità a riguardo.
Una casa rappresenta, allo stato attuale delle cose, in maniera innegabile la prima pietra da cui poi far partire la costruzione di una famiglia o in generale della propria vita. Ed oggi, per tutti i giovani ma non solo loro, per quella che è la situazione economica del Paese ed anche per i tassi di interesse che crescono senza soluzione di continuità, comprarne una è davvero molto difficile. Per, come detto, tutta una serie di fattori che si intersecano tra di loro. Per questo motivo sempre più spesso attorno a delle eredità nascono sempre delle tensioni molto forti tra le parti in causa.
Partiamo da una donazione che fa il genitore in vita ad uno dei propri figli. Se questa donazione viene fatta seguendo tutte le regole e le leggi, ed è cioè avvenuta alla presenza di un notaio e di due testimoni, allora l’atto è valido. Diversamente, è nullo ed il fratello può contestare la decisione presa dal padre, dal momento che è come se non fosse stata resa ufficiale. Il discorso, però, cambia in maniera importante e radicale a proposito di eredità. Quando, cioè, non c’è più il genitore donatore. Che cosa succede, in questi casi? Un fratello può aver diritto su una casa donata nel testamento ad un altro membro della famiglia? La verità.
La prima cosa da dire a tal proposito, al fine di poter procedere, è che la legge riconosce ai figli ed al coniuge una quota che è detta legittima. Essa è indisponibile, vale a dire che il defunto non può decidere in autonomia a chi donare queste parti. Importante, in tal senso, capire quella che è la differenza che intercorre tra gli eredi legittimi e quelli legittimari. L’entità poi effettiva di questa quota legittima varia in base a quanti sono gli eredi legittimari che sono stati coinvolti nel testamento.
Gli eredi legittimari che possono contestare l’eventuale riduzione della quota legittima sono, per l’appunto, i figli del defunto, il coniuge, la parte dell’unione civile ed i genitori, ma in quest’ultimo caso solo se mancano i figli. Se tra di loro non si trova una intesa, alla morte del padre essi dovranno verificare se effettivamente ci sono delle lesioni, per così dire, della quota legittima.
Nel momento in cui non dovesse essere raggiunto un accordo tra le parti, il figlio che sente di essere stato privato della propria quota può chiedere una azione di riduzione per lesione della legittima. Se questa lesione dovesse essere confermato, allora ci si può rivolgere ad un giudice. Gli sarà dato ragione solo nel momento in cui gli sarà riconosciuto meno della quota legittima ed otterrà, dunque, quanto richiesto. In misura totale o parziale. Ecco cosa c’è da sapere, invece, a proposito di rinuncia all’eredità.
Le dichiarazioni del ministro Valditara sulla violenza di genere e l'immigrazione scatenano polemiche, evidenziando la…
Amazon anticipa il Black Friday con sconti imperdibili, tra cui la Smart TV Samsung UE55DU7190UXZT…
La dirigente scolastica Tina G. denuncia il preoccupante fenomeno delle foto alle targhe dei docenti,…
Scopri tre monitor 4K ideali per il gaming: l'ASUS ROG Strix XG27UCS per prestazioni premium,…
L'ossessione per i social media e lo "sharenting" sollevano preoccupazioni sulla salute mentale dei giovani,…
Scopri l'offerta di Amazon per un kit di luci LED controllabili tramite app a soli…