Docenti in rivolta, tornano le ‘gabbie salariali’: cosa sono e chi guadagna di meno

Rischia di essere una grave discriminazione per il Meridione. Vediamo come funziona la novità controversa.

Un ritorno alle gabbie salariali? No, non è proprio così. Ma la proposta nata in casa Lega è destinata a sollevare aspre polemiche.

Tornano le gabbie salariali
Gabbie salariali per i docenti/ Codiciateco.it

Che a parità di competenze una persona guadagni meno di un’altra è assolutamente ingiusto. Una “gabbia salariale” è una situazione di discriminazione da cui un lavoratore non può uscire. Una gabbia salariale, in pratica, consiste in una situazione in cui una persona guadagna meno di un suo collega non perché abbia meno competenze ma, appunto, a causa di fattori che non dipendono da lui o da lei.

La nuova proposta della Lega di Matteo Salvini – fortemente sostenuta dal sottosegretario al Ministero del Lavoro, il leghista Claudio Durigon – ha ottenuto un primo via libera ma sta già sollevando durissime polemiche. Le Opposizioni – Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle in testa – accusano il Carroccio di voler discriminare il Sud Italia.

Ritorno alle gabbie salariali? Ecco come stanno le cose

Una nuova proposta nata in casa Lega fa tornare all’incubo delle gabbie salariali per i docenti. Ma sarà davvero così? Vediamo insieme come stanno effettivamente le cose.

Cosa sono le gabbie salariali
Ecco chi guadagnerà di meno/ Codiciateco.it

 

Come anticipato la gabbia salariale è una forma di discriminazione tale per cui, a parità di mansione e di competenze, un lavoratore guadagna meno di un altro. In particolare, quando parliamo di gabbia salariali, ci riferiamo al fatto che spesso i lavoratori del Sud guadagnano meno dei loro colleghi del Nord.

La Lega di Matteo Salvini è recentemente tornata sull’argomento e ha proposto che, per i dipendenti pubblici e in particolare per i docenti, una parte del salario venga adeguata rispetto al costo della vita in cui vive e presta servizio il lavoratore. Una parte di stipendio resterebbe fissa e un’altra parte cambierebbe in relazione al costo della vita della città. Nella maggior parte dei casi è vero che il costo della vita al Nord è più alto rispetto al Sud ma ci sono parecchie eccezioni.

Roma è una città tanto bella quanto cara. Chi vive a Roma, che non si trova al Nord, per un affitto ma anche per cenare al ristorante o per fare la spesa al supermercato paga sicuramente di più di chi vive a Savona o a Lodi o a Piacenza che si trovano al Nord. Di conseguenza non si può generalizzare. Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle però, unitamente ai Sindacati, sono partiti all’attacco ritenendo che questa proposta sia l’ennesima forma di discriminazione nei confronti dei meno avvantaggiati. Naturalmente anche i docenti che insegnano al Sud non hanno preso bene questa proposta. Il Governo dovrà decidere a breve come muoversi e se procedere lungo questa strada oppure no.

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