Le dinamiche moderne dei social media influenzano profondamente la vita dei giovani e delle famiglie, sollevando interrogativi sulla salute mentale e sul benessere dei più piccoli.
La psicologa Francesca Cardini ha affrontato questa attualissima questione, esplorando come l’ossessione per i “like” e l’approvazione sociale possa influenzare non solo i ragazzi, ma anche i loro genitori. In questo articolo, andiamo ad analizzare le parole della psicologa e il fenomeno crescente dello “sharenting”, per comprendere meglio cosa significa crescere tra i social.
È risaputo che le nuove generazioni sono molto più immerse nel mondo dei social media rispetto al passato. Francesca Cardini mette in luce come i genitori stessi siano spesso i primi ad essere coinvolti in questa dipendenza comunicativa. I bambini, quindi, crescono con l’idea che il numero di followers e le interazioni siano indicatori di successo e valore personale. Questo porta a domande cruciali per educatori e genitori: come affrontare le aspettative di bambini che vedono nei social media la loro unica via per essere accettati e riconosciuti?
La psicologa riporta un caso emblematico a testimonianza di questa tendenza: un papà che ha chiesto ai suoi amici di seguire il profilo della figlia su una piattaforma social. Questo atteggiamento, oltre a manifestare un desiderio di affermazione da parte del genitore stesso, potrebbe creare nella giovane un’aspettativa malsana di approvazione. Secondo Cardini, l’ossessione crescente per il riconoscimento online porta i bambini a cercare conferme che possono trasformarsi in una vera e propria dipendenza. La psicologa specifica che, sebbene il bisogno di approvazione sociale sia naturale, il suo sviluppo in un contesto digitale può rivelarsi problematico, perché distorce le relazioni autentiche.
Non è un furtivo segreto che i social media, pur offrendo opportunità uniche di connessione, custodiscono anche un lato oscuro. I bambini, ai quali mancano strumenti per affrontare la notorietà e la pressione online, sono esposti a meccanismi di valutazione che non sempre hanno a che fare con il loro reale valore. Cardini avverte che il fenomeno dello sharenting, ovvero la pratica dei genitori di condividere foto e video dei propri figli, può minare la loro autostima e creare situazioni di vulnerabilità. Esporre i più piccoli alla continua ricerca di approvazione tramite il numero di “like” può generare insicurezze destinate a riverberarsi nel corso degli anni.
L’assenza di relazioni interpersonali coltivate nella vita reale favorisce la nascita di un contesto pericoloso. I bambini diventano “prodotti” in un mercato digitale, dove il valore si misura in visualizzazioni e follower piuttosto che in emozioni autentiche. L’esperta intende chiarire che mentre i giovani cercano approvazione e riconoscimento, ciò non dovrebbe mai avvenire a scapito della loro salute psicologica e della loro infanzia. La vulnerabilità dei bambini di fronte a commenti e giudizi esterni è spesso sottovalutata, incoraggiando così consumi esperienziali online che non sono affatto innocui.
Ultimamente, il tema dello sharenting ha guadagnato attenzione non solo dal punto di vista psicologico, ma anche da quello legislativo. In Italia, è in discussione un significativo numero di disegni di legge volti a regolamentare la pratica. Gli esperti si stanno muovendo per sensibilizzare l’opinione pubblica, evidenziando i vari aspetti legati alla sicurezza dei minori nell’era digitale. Sono stati presentati diversi ddl, tra cui quello famoso del Movimento 5 Stelle che affronta proprio la questione dei baby influencer.
Alcuni di questi progetti mirano non solo a proteggere la privacy, ma anche a garantire che il consenso per la condivisione delle immagini dei minori sia ben compreso e consensuale. Tuttavia, il percorso legislativo è ricco di ostacoli, dove la necessità di tutelare i diritti dei bambini si scontra con le libertà di espressione e con le pratiche consolidate di molti genitori. Di fatto, il dibattito è acceso e coinvolge personalità di vari schieramenti politici con l’ambizione di formare un quadro normativo che possa meglio tutelare le nuove generazioni.
Sul terreno della consapevolezza, diversi contenuti, come i reel e le campagne informative, stanno cercando di sensibilizzare le famiglie sui rischi legati allo sharenting. La questione non è banale e merita cautela, quindi il tempo dirà quali saranno i passi futuri per proteggere i più piccoli in un mondo dove la popolarità sui social preme sempre di più.
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