Dichiarazione dei redditi: per il 2024 novità nelle scadenze. Quelle da segnare in base alla propria posizione per non rischiare la sanzione
Si avvicina anche quest’anno il momento per la presentazione della dichiarazione dei redditi, la procedura che tutti i lavoratori ed i pensionati sono tenuti a fare per contabilizzare le entrate come anche gli sgravi fiscali. Per il 2024 ci sono delle novità sulle scadenze che variano in base alla procedura da compilare. Ecco allora che c’è da fare attenzione. Vediamo cosa cambia e quali sono le date da segnare.
Dichiarazione dei redditi: tutte le date da segnare
Per la presentazione del 730 precompilato, dedicato a tutti quei lavoratori che si affidano alla procedura automatica, c’è tempo fino al 30 aprile. Entro il 4 di aprile, invece, grazie alla proroga, vanno effettuate le comunicazioni sui lavori edilizi che includono sia gli interventi effettuati sulle parti comuni dei condomini che quelli che riguardano lo sconto in fattura o la cessione del credito. Stessa scadenza anche per il terzo settore e gli Enti che sono tenuti a trasmettere i dati che riguardano le erogazioni liberali da parte delle persone fisiche.
Da segnare il 18 marzo, invece, per la scadenza per le comunicazioni sui redditi da lavoro dipendente e dei pensionati. Stessa data (per via del week end) vale per i cittadini che devono contabilizzare le spese che danno diritto alle detrazioni fiscali. Da queste sono escluse le spese sanitarie che seguono un calendario a parte, semestrale e autonomo. I primi dati, infatti, si inviano il 31 gennaio.
Più tempo, invece, hanno i liberi professionisti, compresi quelli che si avvalgono di un regime forfettario, che devono trasmettere le certificazioni uniche, grazie alla proroga, entro il 31 di ottobre.
Attenzione alle sanzioni
Le date di cui abbiamo parlato rappresentano scadenze tassative oltre le quali non si può andare per la comunicazione della dichiarazione dei redditi salvo delle comunicazioni “last minute” che possono arrivare da parte del Consiglio dei Ministri. Per omessa, tardiva o errata trasmissione dei dati, infatti, la legge prevede delle sanzioni da pagare. L’ammenda, infatti, come stabilito nel 2022, è di 100 euro per ogni certificazione non presentata o non conforme entro un massimale di 50mila euro. Se pagata entro 60 giorni, la sanzione viene ridotta di un terzo e dunque a 33 euro con un massimale di 20mila euro.