Assegno di inclusione, quante volte si può rinnovare per legge il nuovo aiuto statale in sostituzione al reddito di cittadinanza? Cosa prevede la legge
L’assegno di inclusione inizia già ad essere un’abitudine in Italia. Introdotto lo scorso 1 gennaio a discapito del vecchio reddito di cittadinanza mandato al pensionamento, tale misura inizia a diventare man mano sempre più chiara con i vari dubbi dissipati e un regolamento ormai chiaro non solo per accedervi ma anche su cosa si può e non si può fare con AdI. Il primo requisito inderogabile, cosa tra tutte più note, è la presenza nel nucleo di un minore, un disabile o un anziano con 60 anni compiuti.
Ma non solo questo, ovviamente. L’ISEE in corso, per esempio, non deve superare i 9.360 euro e il reddito familiare complessivo non deve andare oltre i 6.000 euro annui. Tuttavia, sono previste alcune eccezioni per famiglie con membri di soli anziani o con disabilità gravi. In questi casi, infatti, la soglia di reddito familiare è fissata a 7.560 euro annui. Una volta che ci si accerti di avere tutti questi principali parametri, si può procedere tramite sito INPS per avanzare la domanda indipendentemente se in passato si percepiva RdC.
Se la domanda verrà accettata dall’INPS, spetterà un assegno mensile da almeno 480€ che corrisponde alla cifra minima garantita. Questa, poi, può aumentare in base alla composizione del nucleo come la presenza del numero di minori, anziani o disabili secondo il calcolo della scala di equivalenza.
L’AdI durerà un anno e mezzo, ovvero 18 mesi. Sarà possibile rinnovare una volta concluso previa una pausa di un mese nel frattempo proprio come accadeva con la precedente misura del reddito di cittadinanza. Successivamente è possibile ottenere altri 12 mesi di sostegno e sempre con un mese di pausa tra un rinnovo e un altro nel corso degli anni. Quanti prolungamenti si possono fare di volta in volta? Potenzialmente senza limiti, secondo l’attuale legge.
Ovviamente bisognerà ogni volta presentare nuova documentazione e serviranno sempre tutti i requisiti per accedervi e nel frattempo, almeno secondo i piani del governo, dovrebbe esserci un disegno affinché la famiglia sia tutelata con l’inserimento in un programma per trovare prima o poi lavoro. Detto questo non ci sono dunque limiti di rinnovi ma bisognerà sempre comprendere gli sviluppi politi dei prossimi anni: come l’RdC, potrebbe essere abolito, sostituito o modificato.
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