Assegno di inclusione, le conseguenze per i comportamenti illeciti. Che cosa prevede la normativa al riguardo.
La normativa in vigore riguardo l’Assegno di inclusione (ADI) ricalca solo in parte quella del Reddito di Cittadinanza. Differenza si trovano per i requisiti patrimoniali e per i parametri adottati per il calcolo della scala di equivalenza decisivo per determinare la somma erogata al nuceo familiare beneficiario.
Per altro diversi aspetti restano identici, come la soglia ISEE fino a 9.360 euro per ambedue le prestazioni. Oppure come i prodotti e servizi non acquistabili con il contributo (dai prodotti per fumatori ai ghiochi d’azzardo). C’è da rimarcare che per l’ottenimento dell’Assegno di inclusione sono previste delle procedure telematiche inprecendenza non necessarie. Prima tra tutte la registrazione al SIISL (Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa). Ma sul fronte del comportamenti illeciti ci sono differenze sostanziali?
Come per il Reddito di Cittadinanza, anche per l’ADI i comportamenti illeciti sono severamente puniti. Fornire o utlizzare documenti e dichiarazioni false o non trasmettere informazioni obbligatorie, al fine di ottenere in maniera non dovuta il contributo, rischia il carcere per un periodo tra due e sei anni.
Invece il mancato invio di comunicazioni all’INPS riguardo le variazioni di reddito o del patrimonio, anche se di provenienza non regolare, o di altre informazioni obbligatorie e importanti rischia la carcerazione tra uno e tre anni. Con la condanna definitiva per questi reati e per altri non colposi che prevedano una pena pari o superiore a un anno di reclusione, c’è l’obbligo alla restituzione di quanto percepito in modo indebito e la decadenza immediata dalla prestazione.
I reati che fanno perdere il sussidio sono diversi e tra questi si possono ricordare l’associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e psicotrope; l’ngresso di minori da impiegare in attività illecite, per favorirme lo sfruttamento, l’impiego di denaro in beni di provenienza illecita, la rapina, l’estersione, l’usura, la ricettazione e il riciclaggio e via di seguito.
Come si capisce si tratta di norme severe che è bene non sottovalutare. Ci sono anche altri casi di decadenza dal beneficio. Per esempio il rifiuto dell’offerta di lavoro congruo. Anche la mancata partecipazione alle convocazioni del Centro per l’Impiego e dei Servizi sociali, come quella alle iniziative di inserimento, di formazione o di avvio al lavoro comporta la sospensione dal beneficio.
A questo si deve aggiunere come causa di sospensione dell’Assegno di inclusione anche la mancata comunicazione di aggiornamento dell’ISEE o della composizione anagrafica del nucleo familiare che possano variare la DSU.
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