Mai notato il contributo FAP in busta paga? Si tratta di una voce indispensabile da conoscere per il futuro calcolo della pensione.
Il contributo FAP è forse tra le voci più importanti da controllare e tenere sott’occhio per quanto riguarda le numerose voci presenti in busta paga. Questo perché parliamo della più importante fonte di finanziamento alla pensione futura.
Fino al 2011 la pensione dei lavoratori era calcolata secondo il metodo retributivo, quando a finanziare la pensione erano gli introiti ovvero gli stipendi ricevuti. A partire da quell’anno però il calcolo cambia e si passa al metodo contributivo, quindi la pensione matura in base alla quantità di contributi versati in un minimo di anni. Questo passaggio ha determinato anche l’introduzione del FAP che in busta paga si presenta come una trattenuta mensile sullo stipendio.
FAP è infatti l’acronimo di Fondo Adeguamento Pensioni ed è in sostanza quello che permette di calcolare tutti i contributi versati negli anni all’INPS e, di conseguenza, a stabilire quanto si percepirà di pensione.
Trattandosi del contributo pensionistico va da sé che sono obbligati a pagarlo i lavoratori, ma attenzione non spetta a tutti. Il FAP deve essere infatti pagato da tutti i lavoratori del settore pubblico, mentre coloro che sono impegnati nel settore privato -dai dipendenti ai giornalisti ai mezzadri passando per gli imprenditori agricoli- sono tenuti al pagamento dell’IVS ovvero Invalidità, Vecchiaia, Superstiti, con un’aliquota compresa tra il 24% e il 34% e determinata da fattori come il reddito aziendale, tipo di lavoro svolto, età del lavoratore e così via.
FAP e IVS non sono così diversi, nel senso che le voci del secondo sono comprese anche nel primo. Tuttavia il FAP ha una serie di altre voci aggiuntive che non sono contemplate nel secondo caso.
Questa tassa si calcola in base alla retribuzione lorda che compare in busta paga. L’applicazione dell’aliquota, invece, dipende da una serie di fattori che sono definiti dalla legge. La percentuale di FAP detratta si determina, per esempio, dalle dimensioni dell’azienda; se ci sono oltre 15 dipendenti, per legge verrà applicata un’aliquota del 9,49% sul totale lordo dello stipendio. Si scende invece ad un’aliquota del 9,19% qualora il numero di dipendenti sia inferiore a 15.
Altra discriminante sull’applicazione delle aliquote è il tipo di contratto di lavoro. Per esempio, chi ha un contratto di apprendistato avrà un’aliquota molto più bassa, del 5,84%, mentre ancora nelle cooperative è possibile versare i contributi per convenzione, per cui l’aliquota si applica su un numero di ore inferiore rispetto a quelle effettivamente lavorate.
Il calcolo in busta paga è, quindi, definito dall’INPS tenendo conto dei fattori sopra indicati, è comunque consigliato svolgere un calcolo autonomo prima di andare in pensione, anche per evitare il pagamento dei doppi contributi. Questi ultimi però non vanno confusi con il contributo FAP aggiuntivo; si tratta di una maggiorazione dello 0,30% che viene applicata come fondo per un eventuale cassa integrazione del lavoratore.
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