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Comunità energetiche, tutto quello che c’è da sapere

In arrivo le novità per l’attuazione delle comunità energetiche: cosa è previsto in base anche al PNRR e cosa sapere

Con un ritardo di 19 mesi, finalmente il decreto sulle Comunità Energetiche Rinnovabili è entrato in vigore, portando con sé la promessa di sviluppare 5 gigawatt di impianti entro il 2027, corrispondenti al 10% degli obiettivi fissati per il 2030. Dal 24 gennaio 2024 infatti, un vento di cambiamento ha iniziato a soffiare attraverso il panorama energetico italiano con l’entrata in vigore di un decreto che promette di rivoluzionare la produzione e la condivisione di energia rinnovabile. Questo provvedimento, pubblicato sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, introduce le “Comunità Energetiche Rinnovabili”, un concetto innovativo che potrebbe plasmare il futuro dell’energia sostenibile nel paese. Ma cosa implicano esattamente queste comunità, come funzioneranno, e quali opportunità offriranno agli italiani?

Tuttavia, questa attesa ha rivelato non solo opportunità ma anche incognite e una sorpresa spiacevole.

Cos’è una Comunità Energetica?

Una comunità energetica è un’organizzazione che riunisce diversi membri, come individui, imprese o entità pubbliche, con l’obiettivo di produrre, condividere e scambiare energia elettrica generata principalmente da fonti rinnovabili. Questa forma di organizzazione si basa sulla condivisione delle risorse energetiche e sull’ottimizzazione della produzione e del consumo all’interno di un gruppo di utenti interconnessi. Le comunità energetiche mirano a promuovere la sostenibilità ambientale, la partecipazione attiva degli utenti e l’efficienza energetica. Gli impianti di produzione di energia all’interno di queste comunità spesso includono pannelli solari, aerogeneratori e altre fonti rinnovabili. L’energia generata viene utilizzata localmente, e l’eccesso può essere condiviso o venduto agli altri membri della comunità o alla rete elettrica nazionale.

Queste comunità non solo favoriscono la produzione di energia pulita, ma anche la riduzione degli sprechi, la decentralizzazione del sistema energetico e la creazione di un’economia energetica più resiliente e partecipativa. Con l’adozione crescente di tecnologie digitali e smart grid, le comunità energetiche stanno diventando sempre più flessibili e capaci di adattarsi alle esigenze specifiche dei loro membri.

Il Ministro dell’Ambiente: sostenibilità al centro della transizione energetica

Il Ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha enfatizzato l’importanza cruciale di queste comunità, definendole come elementi centrali della transizione energetica nazionale. Ha dichiarato che l’Italia si avvicina significativamente agli obiettivi desiderati, aprendo la strada a uno sviluppo più robusto delle energie rinnovabili. Questa iniziativa è vista come un passo fondamentale per rafforzare la sicurezza energetica del paese e per avvicinarsi agli obiettivi climatici nazionali.

Tempistiche e regole operative: fondamenta per il successo

Il decreto stabilisce chiaramente che, entro i successivi trenta giorni, saranno approvate dal Ministero, con il supporto di ARERA e del GSE, le regole operative che disciplineranno il riconoscimento degli incentivi. Il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) svolgerà un ruolo chiave nell’attivazione dei portali attraverso cui sarà possibile presentare le richieste. Si prevede che questo avverrà entro 45 giorni dall’approvazione delle regole.

Incentivi e sostegno finanziario: due vie per una transizione energetica

Il provvedimento offre due opzioni per incentivare lo sviluppo delle Comunità Energetiche Rinnovabili. La prima opzione prevede un contributo a fondo perduto fino al 40% dei costi ammissibili, finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Questo contributo è rivolto alle comunità con impianti situati nei comuni con meno di 5.000 abitanti. La seconda opzione offre una tariffa incentivante sull’energia rinnovabile prodotta e condivisa su tutto il territorio nazionale.

Immagine | unsplash @zbynekburival – codiciateco.it

 

Questi benefici possono essere cumulati, fornendo un duplice sostegno finanziario alle comunità.

Tariffe differenziate per regioni: equità nello sviluppo

Per assicurare uno sviluppo equo, il decreto prevede tariffe “premio” differenziate in base ai livelli di insolazione delle regioni. Le regioni del Nord riceveranno un premio di 10 euro in più per megawattora, mentre le regioni del Centro avranno un premio ridotto a 4 euro.

Obiettivo: 5 gigawatt di energia rinnovabile

Il decreto mira a favorire lo sviluppo complessivo di 5 gigawatt di impianti di produzione di energia rinnovabile. Il GSE, attraverso il suo sito istituzionale, metterà a disposizione documenti, guide informative e canali di supporto dedicati per guidare gli utenti attraverso la costituzione delle Comunità Energetiche. Per agevolare cittadini, piccole e medie imprese, enti, cooperative e altri destinatari del provvedimento, sono già disponibili online alcune “FAQ” che forniscono dettagliate informazioni sulle nuove regole e procedure.

La sorpresa del Requisito di Costituzione della Comunità

L’associazione Italia Solare ha già sollevato una sorpresa sconcertante all’interno del documento. Secondo Andrea Brumgnach, vicepresidente di Italia Solare, il decreto stabilisce che gli impianti a fonte rinnovabile possono entrare in esercizio solo dopo la costituzione della comunità energetica. Questo requisito è una novità rispetto al decreto precedente e ha un impatto devastante su molti impianti che, tra dicembre 2021 e gennaio 2024, sono rimasti in attesa delle regole operative.

Italia Solare ha sottolineato che il decreto legislativo 199, che recepiva la direttiva RED II, affermava che potevano far parte della Comunità Energetica tutti gli impianti entrati in esercizio dopo il 16 dicembre 2021, senza menzionare la necessità di costituire preventivamente la comunità energetica. Questa nuova disposizione rappresenta una sorpresa inaspettata e ha sollevato preoccupazioni nel mercato. L’associazione si augura che le regole operative forniscano una soluzione a questo problema, consentendo agli impianti che sono entrati in funzione tra dicembre 2021 e gennaio 2024 di partecipare alle Comunità Energetiche Rinnovabili.

Contributi del Pnrr e altre incognite

Oltre a questa sorpresa, ci sono altre questioni irrisolte, tra cui i contributi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Il decreto individua due modalità per promuovere lo sviluppo delle Comunità Energetiche: una tariffa incentivante ventennale sull’energia rinnovabile prodotta e condivisa e un contributo a fondo perduto fino al 40% dei costi ammissibili. Tuttavia, vi è incertezza sulla possibilità di accesso a questi contributi. L’articolo 7 del decreto sembra indicare che solo le comunità energetiche possono beneficiare del contributo, mentre nelle FAQ pubblicate dal Mase si menziona la possibilità per chiunque sostenga l’investimento di usufruire del contributo. Italia Solare sottolinea che se solo le comunità possono beneficiare del contributo, sarà più difficile utilizzare queste risorse entro giugno 2026. L’associazione auspica ulteriori chiarimenti e una soluzione che agevoli la partecipazione di aziende e cittadini, favorendo così lo sviluppo delle Comunità Energetiche Rinnovabili.

In conclusione, con questo decreto, l’Italia sta compiendo progressi significativi verso una maggiore sostenibilità energetica, promuovendo l’adozione di soluzioni innovative e partecipative per la produzione e l’uso dell’energia rinnovabile. La visione di comunità che condividono e scambiano energia apre nuovi orizzonti per un futuro energetico sostenibile e partecipativo.

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Alessia Manoli

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