Il dibattito sul ruolo dei compiti a casa nella scuola moderna si infiamma dopo le dichiarazioni del noto sociologo e psichiatra Paolo Crepet, che, intervistato dal Corriere della Sera, ha espresso critiche dure e provocatorie.
Al centro della controversia ci sono le recenti proposte dell’assessore provinciale alla scuola della Provincia autonoma di Bolzano, Marco Galateo, che ha invitato docenti e dirigenti a considerare la riduzione dei compiti durante le vacanze natalizie. Un tema che tocca nervi scoperti nel mondo educativo, facendo emergere opinioni contrastanti sul valore e l’efficacia dei compiti a casa.
Crepet non è stato tenero nel descrivere il ruolo dei compiti a casa, definendoli un “sintomo di un fallimento totale della scuola”. Secondo il suo punto di vista, l’assegnazione di compiti risulta una sorta di delega da parte delle istituzioni scolastiche, una maniera per trasferire alle famiglie la responsabilità di colmare le lacune educative. Questo approccio, secondo lui, non solo è inefficace ma rovina anche il significato delle vacanze. Sottolinea che non ha senso avere lunghe pause dall’istruzione, per poi riempirle di esercizi e lavori da svolgere a casa.
Nella sua visione, sarebbe ora di ripensare l’intero modello di scuola e di apprendimento, suggerendo un’organizzazione che preveda giornate scolastiche più lunghe e meno giorni di vacanza. Crepet crede che questa potrebbe essere una soluzione migliore per rimettere al passo gli studenti in difficoltà, e contemporaneamente offrire opportunità di svago e crescita personale. “Sport, teatro, arte: ci deve essere di più oltre ai compiti,” ha affermato, ponendo l’accento su una formazione che abbracci esperienze variegate e stimolanti, piuttosto che limitarsi a un tradizionale sistema di compiti che ritiene ‘incubo’ della gioventù.
Affrontando il tema del “riposo” durante le vacanze, Crepet si mostra chiaramente scettico. Per lui, i ragazzi non sono affetti da stress come si potrebbe pensare. In effetti, afferma che l’idea di utilizzare il tempo libero per favorire la “condivisione familiare” è un retaggio di un’immaginario ottocentesco, che non si adatta alla complessità delle moderne dinamiche familiari. Per Crepet, suggerire che gli studenti possano trascorrere un periodo di “qualità” con i propri familiari con l’eliminazione dei compiti è quasi ridicolo.
E il motivo è semplice: le famiglie odierne non sono come un tempo. L’immagine di tavole imbandite, con genitori e figli raccolti intorno, diventa una rappresentazione distante dalla realtà. “Oramai in casa è come se ciascuno occupasse la propria tenda,” dice, evidenziando come sia complicato trovare momenti significativi di unione. Nonostante il desiderio di promuovere momenti familiari, Crepet mette in luce come questi siano sporadici e sfuggenti. In effetti, la modernità ha creato una sorta di isolamento tra i membri della famiglia, rendendo arduo immaginare il tempo trascorso insieme come una soluzione efficiente agli “interessi” comuni.
Aggiungendo ulteriore oro a questa discussione, Crepet ha scagliato una critica dura nei confronti degli insegnanti, dichiarando che i quindici giorni di vacanza invernale risultano più come una boccata d’aria per i docenti piuttosto che per gli alunni. Questo punto di vista provoca una riflessione sull’equilibrio di responsabilità tra educatori e studenti e su come effettivamente i tempi di pausa siano sfruttati. Inoltre, è fondamentale riconoscere come la scuola debba essere un ambiente che promuove merito e responsabilità.
Crepet, pertanto, desidera rimarcare l’importanza di una valutazione rigorosa e di un’istruzione che non si limiti a dispense e compiti, ma che si concentri su esperienze formative. Parla della distrazione che la tecnologia porta tra i giovani. I dispositivi digitali, che hanno invaso le vite quotidiane, impediscono lo sviluppo della curiosità e del pensiero critico. Così, i ragazzi, invece di esplorare manualmente o studiare, finiscono per cercare tutto online. Questo sviluppo preoccupante lo ha portato a chiedersi come potrebbe essere diversamente.
Che fare quindi? Crepet offre alcune riflessioni per un cambiamento efficace nella didattica. Suggerisce che gli insegnanti dovrebbero saper connettere il materiale didattico con l’esperienza dei ragazzi, portando tematiche attuali e stimolanti nel dibattito classe. Proposte come quelle di far vedere film importanti e significativi, come le opere di Kubrick, diventerebbero un modo innovativo per affrontare argomenti complessi. “Perché non discutere di ‘Lolita’ o ‘Arancia meccanica’?,” chiede, enfatizzando l’importanza della discussione e del dibattito critico che ne potrebbe scaturire.
Inoltre, Crepet menziona anche autori come Italo Calvino e Alberto Moravia, come potenziali catalizzatori di pensiero e discussione per i ragazzi. Le letture non sono solo un mezzo per apprendere, ma anche un modo per avvicinare agli studenti argomenti più difficili e stimolanti, sviluppando quell’arguzia e curiosità che oggi sembrano mancare nel metodo educativo attuale.
La proposta di Crepet quindi si impegna a ripensare il modello educativo attuale, senza puntare il dito solo contro studenti o famiglie, ma anche cercando soluzioni concrete per un futuro più promettente.
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