Come funziona la pensione per i professionisti che dello sport hanno fatto il proprio lavoro
Retribuzione pensionistica per gli sportivi: ecco come funziona il sistema pensionistico per i professionisti sportivi.
Sicuramente è una domanda lecita che può nascere guardando i grandi atleti svolgere le loro attività. Abbiamo appena visto finire le olimpiadi e molti dei nomi che hanno portato sulle loro spalle la bandiera italiana hanno svolto un allenamento quotidiano molto intenso. Tutto questo è riconducibile ad un lavoro, proprio perché, appunto, professionistico. Possiamo conoscere o immaginare le retribuzione di uno sportivo, ma se parliamo del finale della sua carriera? Come riceve la pensione un atleta?
Pensioni e sportivi: ecco come funziona il sistema
La pensione è una retribuzione che, attraverso gli istituto previdenziali, si matura. Questa maturazione siamo abituati a constatarla all’interno di un sistema che, con uno stipendio fisso o un’entrata strutturata e regolata, viene maturata la pensione. Questo vale per i dipendenti, sì, ma non vale per tutti. Abbiamo spesso e volentieri conosciuto come funziona il mondo dei liberi professionisti, a testimonianza che esistono altri metodi nel mondo delle pensioni. Eccoci quindi a parlare di altri professionisti, i professionisti dello sport, gli atleti.
Fino al 1981 il fondo pensionistico si occupava solo di alcuni sportivi, i calcatori. Infatti, questi, se facenti parte della Serie A, B o C e contrattualizzati con società affini alla FIGC. Dal 1981 sono segnati all’interno del fondo anche tutti gli atleti, allenatori, direttori tecnici e preparatori sportivi di tutte le altre discipline riconosciute come professionistiche. Per parlare di sigle, così da perderci nelle definizioni, quasi costruendo un pezzo comico, il fondo è il Fondo Previdenziale degli Sportivi Professionisti, FPSP, in sostituzione all’AGO, gestito prima dell’ENPALS e oggi dall’INPS.
Fondo pensionistico per atleti: ecco il FPSP
L’iniziativa contributiva viene calcolata a giornate, considerando un anno lavorativo di 312 giorni. Fino al 31/12/1992 si raggiungeva con 180 giornate di contribuzione, dal 1/01/1993 sono necessarie 260 giornate. Con questo sistema si permette, inoltre, anche l’accumulo di contributi superiori in un anno. Viene riconosciuta anche una contribuzione d’ufficio per completare l’annualità di chi è considerabile come precario. Questa misura si limita da un massimo di 1.040 giornate su un periodo di 4 anni.
Per quanto concerne i massimali sulla retribuzione, le quote sono distribuite in base al periodo storico in cui vengono inserite. Il calcolo della pensione nel FPSP considera tre quote quindi:
quota A: anzianità fino al 1992;
quota B: anzianità dal 1993 al 1995 o 2011;
quota C: anzianità dal 1996 o dal 2012 per chi aveva almeno 18 anni di contributi al 1995.
La prima quota viene inserita su un calcolo che parte dalla base delle migliori 540 retribuzionigiornaliere fino al quinto anno precedente alla pensione.