Le partite iva apri e chiudi sono considerate da molti un vantaggio in termini fiscali. L’Agenzia delle Entrate si pronuncia sul tema
Le partite iva negli ultimi anni sono aumentate esponenzialmente, sostituendo, non raramente, i contratti da lavoro dipendente. Diretta conseguenza di ciò è l’ulteriore accrescimento del lavoro precario. Purtroppo nel mercato del lavoro attuale non sono solo i professionisti, quali medici, avvocati e via di seguito a possedere la partita iva.
Le prestazioni di lavoro, talvolta anche presso aziende affermate, spesso richiedono di essere autonome. Così il professionista, oltre ad essere privo di tutele contrattuali, quali il diritto alla malattia retribuita, deve pagare ogni anno tasse e contributi alla propria cassa previdenziale.
Una forma semplificata di partita iva è il regime forfettario, il quale, a fronte di una tassazione agevolata, non consente al professionista di poter scaricare l’iva dagli acquisti. Il regime forfettario può essere portato avanti per i primi cinque anni, dopodiché si passa automaticamente al regime ordinario.
Alcuni professionisti, per trarre il massimo della convenienza dalla legislazione fiscale, optano per le cosiddette partite iva “apri e chiudi”, della durata di due o tre anni. Nella convinzione che un’eventuale evasione fiscale decada al momento della chiusura della partita iva. L’Agenzia delle Entrate ha parlato dell’argomento, specificando quali sono gli oneri fiscali dei professionisti e cosa succede quando una partita iva viene chiusa.
Dunque le partite iva apri e chiudi sono davvero convenienti? Questo escamotage è diffuso principalmente per aggirare gli oneri fiscali. Aprire la partita iva, fatturare, non pagare tasse e contributi, chiudere la partita iva supponendo che l’Agenzia delle Entrate non persegua fiscalmente le partite iva chiuse.
È una falsa convinzione. In realtà l’Agenzia delle Entrate già da tempo ha attenzionato le partite iva di breve durata, specialmente se il titolare ne è stato intestatario di più di una. Il Fisco sta quindi rivolgendo un occhio particolare al fenomeno delle partite iva brevi. I controlli sono serrati, e scattano non appena qualcosa non torna.
Dunque la convenienza delle partite iva brevi è una falsa credenza. Nel caso di sanzione, questa modalità di aggirare gli oneri fiscali fa scattare multa severe, che possono arrivare anche a tremila euro, da aggiungere al dovuto delle cartelle esattoriali. Ed è il momento di sfatare un’altra falsa convinzione. La prescrizione sulle evasioni fiscali e sulle irregolarità non scatta al momento della chiusura della partita iva.
Nel caso delle irregolarità sulla dichiarazione dei redditi i termini di scadenza per gli accertamenti fiscali sono fissati a cinque anni. Nell’eventualità in cui si ometta completamente di presentare il modello PF (Persone Fisiche) o similari i tempi per la prescrizione sui controlli si estendono a sette anni. Anche se la partita iva è chiusa da tempo.
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