Ci sono lavoratori che percorrono un lungo tragitto per spostarsi da casa alll’ufficio: scopriamo i casi in cui si può chiedere un rimborso per questi viaggi quotidiani, che rappresentano un costo salato e sono impegnativi a livello di tempo ed energia.
Se lo smartworking ha accompagnato molti di noi negli ultimi anni, sempre più persone sono tornate al lavoro in ufficio, anche se non mancano coloro che ancora oggi si dedicano a forme ibride, lavorando solo un paio di giorni da casa e gli altri spostandosi nel luogo di lavoro.
Molti dei lavoratori ricorrono all’auto per percorrere il tragitto da casa al lavoro e tra questi, in tanti potrebbero chiedersi se è possibile ottenere dei rimborsi per queste trasferte quotidiane. Esiste questa possibilità, ma deve essere presente una determinata condizione: scopriamo nel dettaglio di cosa si tratta.
Se i più fortunati hanno il posto di lavoro sotto casa o comunque a 10 minuto d’auto, ci sono quelli che, invece, si ritrovano a dover percorrere chilometri e chilometri per raggiungere l’ufficio, sostenendo costi non indifferenti, che alla fine del mese pesano sul bilancio familiare. Oltre alle spese per la benzina, si perde moltissimo tempo, finendo per stare fuori casa molto di più rispetto all’orario di lavoro. Prima di addentrarci su chi ha diritto al rimborso per il tragitto casa-lavoro, è importante capire la distinzione tra questo e la trasferta lavorativa. Quest’ultima consiste in un’assegnazione momentanea per motivi lavorativi di un altro luogo di lavoro e prevede anche rimborsi extra come indennità oppure la copertura delle spese per pranzi e cene. Rimborso esente da tassazione, è valido solo per gli spostamenti temporanei.
Diverso ancora è il rimborso chilometrico, destinato a quei lavoratori che devono spostarsi in una sede diversa da quella solita, usando il proprio mezzo, per svolgere determinate attività lavorative (scopri qui i lavori da remoto più richiesti).
Per il tragitto casa lavoro si fa riferimento alla sentenza C-266 della Corte di Giustizia dell’UE del 2014 inglobata poi nel D.Lgs. 66/2003, Norme in materia di orario di lavoro, con la quale sono stati introdotti rimborsi per gli spostamenti casa-lavoro , che spettano, però, solo a quei lavoratori privi di dimora fissa.
I rimborsi sono corrisposti dal lavoratore avente diritti direttamente in busta paga e fanno parte del calcolo del suo reddito, essendo quindi soggetti a tassazione IRPEF e INPS. Per calcolare il loro ammontare si fa riferimento all’orario di partenza e di arrivo in ufficio del lavoratore: questa tempistica viene aggiunta al suo consueto orario di lavoro.
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