Nuova possibilità da sfruttare per chi possiede i requisiti previsti dalla norma: il bonus Maroni. Vediamo i particolari della prestazione.
In Italia la complessità e il peso del sistema previdenziale e pensionistico sulle finanze pubbliche è notevole. Infatti non mancano previsioni pensionistiche sulla tenuta dei conti dell’INPS nel prossimo futuro. Ricordiamo che attualmente il sistema prevede diversi modi per uscire dal mondo del lavoro in anticipo con requisiti e beneficiari diversi, ma costi elevati per la previdenza pubblica.
Questo spiega i tentativi di premiare coloro che prolungano la permanenza al lavoro, entro certi limiti. D’altra parte si prevede fin d’ora che l’accesso alla pensione per le generazioni più giovani slitterà in avanti nel corso degli anni, per arrivare fino ai 70 o addirittura ai 71 anni tra non poco.
Il bonus, introdotto nel 2023 con la legge di Bilancio, è stato prorogato per l’anno in corso con l’attuale legge finanziaria. Si tratta di un incentivo per tutti coloro che decidono di continuare a lavorare, nonostante abbiano raggiunto i requisiti per quota 103. Il pagamento secondo le comunicazioni dell’INPS è in arrivo nei prossimi giorni.
Si parla di un esonero contributivo pari al 9,19 per cento (aliquota massima del contributo Invalidità, Vecchiaia, Superstiti IVS) che corrisponde a un aumento dello stipendio netto in busta paga. Vediamo i requisiti per accedere a questa possibilità. Essere dipendenti del settore pubblico o privato; essere iscritti, alla data di facoltà di rinuncia, all’Assicurazione generale obbligatoria (AGO) o a sue forme esclusive e sostitutive.
Bisogna poi avere maturato i requisiti per l’anticipo pensionistico nel corso del 2024, scegliendo di continuare a lavorare. Bisogna non essere titolari di pensioni, con l’eccezione dell’assegno ordinario di invalidità. Non si devono avere i requisiti anagrafici per la pensione di vecchiaia (67 anni) per contribuzioni accreditate in più gestioni previdenziali. Si deve infine avere la facoltà di rinunciare all’accredito contributivo della quota di contributi previdenziali a carico per l’AGO.
Quindi in altre parole i contributi IVS non sono pagati e finiscono nella tasche del lavoratore come incentivi, con una riduzione del costo del lavoro per la parte datoriale. Tuttavia occorrono fare delle precisazioni indicate dall’INPS: non si tratta di un incentivo all’assunzione ed è efficace solo sulla quota IVS a carico del dipendente. Quindi non è subordinato al possesso del documento di regolarità contributiva del datore di lavoro.
La domanda si presenta all’INPS, dopodiché l’Istituto comunica al lavoratore il raggiungimento dei requisiti minimi per quota 103 entro 30 giorni dalla richiesta. Stessa comunicazione al datore di lavoro che procede al recupero di eventuali contributi IVS già versati. Le date degli accrediti sono il 2 agosto per dipendenti del settore privato con pensione liquidata dall’AGO; poi il 2 settembre per i dipendenti del privato con pensione liquidati da gestioni diverse dall’AGO.
Il 2 ottobre per i dipendenti del settore pubblico con pensione a carico dell’AGO e infine il 1° novembre per i dipendenti delle amministrazioni pubbliche con pensioni a carico di gestioni diverse dall’AGO.
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