Bonus mamme, si parla tanto di questo sussidio ma ci sono limiti di reddito? Scopri tutto quello che c’è da sapere per non farsi trovare impreparati.Â
Al giorno d’oggi il mondo del lavoro è veramente un argomento alquanto complesso, sono tanti infatti i casi di disoccupazione e fra questi quelli che subiscono maggior pregiudizio sono ancora le donne. Nonostante si parli tanto di uguaglianza, spesso questo valore rimane su carta. Le donne sovente patiscono una distinzione notevole non solo per quanto concerne l’assetto occupazionale ma anche per quanto riguarda lo stipendio.
Spesso infatti si verificano dei casi in cui a parità di condizioni lavorative e di mansioni, l’uomo percepisce uno stipendio maggiore rispetto alla collega. La condizione non è per niente tutelata quindi per far fronte a questa situazione si sta cercando di introdurre degli interventi ad hoc per consentire alle donne di poter vivere l’esperienza lavorativa con maggiore serenità , idonea per poterla conciliare anche con la famiglia.
Bonus mamme, occhio al reddito
Uno degli interventi di cui si sta parlando soprattutto negli ultimi tempi è il bonus mamme. Un intervento riservato appunto alle donne con figli, nello specifico le lavoratrici dipendenti che hanno almeno tre figli, uno dei quali minorenne. Oppure alle madri con due figli, il più piccolo minore di 10 anni. Loro possono quest’anno chiedere e pretendere il bonus mamme.
Questo intervento consiste nell’esonero pari al 100% della contribuzione previdenziale del carico fino a un massimo di €3.000. Un vantaggio che può tradursi fino a €250,00 al mese, 141,00 euro netti al massimo in busta paga, sia per le lavoratrici nel pubblico che nel privato, compreso il settore agricolo, con un contratto a tempo indeterminato, a questo fa eccezione il lavoro domestico.
Escluso altresì alle lavoratrici con un contratto a tempo determinato o le lavoratrici autonome. Mentre hanno il bonus quello con un contratto di somministrazione o che sono in apprendistato. Ci sono limiti di reddito? Assolutamente no, quindi potenzialmente possono farne richiesta anche le manager purché siano con un contratto di lavoro dipendente. Secondo quanto emerso dai calcoli, le lavoratrici non pagheranno contributi fino al 32.600 di retribuzione lorda.
Quando si perde il bonus
Le lavoratrici che hanno diritto all’esonero possono chiedere direttamente al datore di lavoro o all’INPS dando i codici fiscali dei figli. Il beneficio spetta dal primo gennaio indipendentemente da quando si fa la comunicazione purché ci siano i requisiti maturati. Se il secondo figlio nasce durante l’anno si avrà il beneficio nel momento della nascita del secondo figlio. Il bonus verrà interrotto quando il secondo figlio compie 10 anni nel caso di dipendenti con due figli, o quando l’ultimo compie 18 anni nel caso di tre figli.