Bonus mamma, vediamo quali sono le statistiche della prestazione introdotta quest’anno. Un avvio lento che sorprende.
Una parte consistente della spesa pubblica è dedicata alle detrazioni a favore dei lavoratori e delle lavoratrici, tra questi anche gli sgravi delle lavoratrici madri. Si tratta del cosiddetto bonus mamma, la misura introdotta a inizio anno per favorire le lavoratrici madri che intendono coniugare maternità e occupazione.
La prestazione infatti prevede uno sgravio dei contributi previdenziali IVS (Invalidità, vecchiaia, superstiti) del 100 per cento per un periodo determinato, con durata connessa al numero e all’età dei figli. Eppure la misura non sta avendo il successo previsto. L’INPS registra infatti un numero di richieste molto al di sotto delle attese nei primi sei mesi dell’anno. Ma quali sono i motivi di questo avvio al rallentatore?
Secondo l’INPS nei primi sei mesi della prestazione solo poco più della metà delle lavoratrici in possesso dei requisiti richiesti ha presentato domanda per lo sgravio che prevede un tetto massimo di 3mila euro l’anno, circa 250 euro la mese. Parliamo di oltre 360mila madri con due figli e di 120mila madri con tre figli. In totale oltre 480mila richieste su oltre 800mila potenziali beneficiarie.
Come accennato la durata della prestazione, in vigore fino alla fine del 2026, varia con la composizione della famiglia. Per le lavoratrici con almeno tre figli, il taglio dei contributi IVS resta valido fino al compimento dei 18 anni del figlio più piccolo. Mentre per quelle con due figli, l’età massima del minore scende a dieci anni e resta in vigore solo per il 2024. Ad essere interessate sono le lavoratrici dipendenti a tempo indeterminato del pubblico e del privato.
Completamente escluse le madri di un solo figlio, anche disabile, le precarie, le autonome, le lavoratrici domestiche, le disoccupate, le collaboratrici. Ma perché un avvio al di sotto delle previsioni? Il bonus mamma, secondo la normativa presente, non è cumulabile con il taglio dei contributi per i dipendenti con un reddito annuo non superiore ai 35mila euro annui. Questa incompatibilità potrebbe avere rallentato le domande.
In effetti, appare una limitazione che spinge molte lavoratrici ad optare per lo sgravio contributivo che offre maggiori garanzie. C’è da dire poi che la misura potrebbe non essere confermata per il prossimo anno, in considerazione della stretta prevista a causa degli impegni presi a livello europeo. La prossima manovra economica potrebbe limitare sgravi e tagli contributivi, dal bonus mamma al taglio dei contributi per i dipendenti.
Concludiamo ricordando che comunque il bonus mamma può essere ancora richiesto, con una comunicazione al proprio datore di lavoro, indicando il numero dei figli e il codice fiscale, anche con una semplice autocertificazione.
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