Importi delle bollette italiane più alti del doppio rispetto a quelli di altri Paesi: è una scomoda verità, purtroppo oltre i confini i costi delle utenze sono decisamente più accessibili dell’Italia.
Special modo negli ultimi anni, le bollette del gas e della luce hanno rappresentato un peso per molte tasche. Associazioni e cittadini lamentano non solo i costanti aumenti dei prezzi, ma anche il fatto che, mettendo a paragone gli importi medi con quelli degli altri Paesi d’Europa, l’Italia appare come esageratamente costosa.
Il Bel Paese rientra, infatti, tra gli Stati più cari al mondo in fatto di prezzi delle utenze domestiche e del carburante. La difficoltà nel sostenere questo costo elevato risiede anche nel fatto che gli stipendi medi, al contrario, siano tra i più bassi d’Europa. Negli ultimi trent’anni, infatti, l’Italia si pone come l’unico Paese a non aver visto alcun incremento delle remunerazioni rispetto a tutti gli altri Paesi dell’Unione Europea.
Sono diversi i motivi che hanno portato l’Italia ad aumentare a tal punto il costo delle bollette. Ogni Paese in Europa prevede un mix energetico: la Francia prende molta energia dal nucleare, i Paesi scandinavi dall’idroelettrico, mentre Italia e Germania importano il gas. Quest’ultimo è tra le materie più costose al momento, in aumento anche per via della guerra russa in Ucraina e delle sanzioni che ne sono derivate. Proprio per questo, viviamo un momento storico in cui le bollette salgono alle stelle.
In quasi tutti gli altri Paesi europei, le bollette contano importi più bassi: ad averne la colpa è tanto la nostra dipendenza dal gas quanto il fatto che le aziende non offrono troppi vantaggi ai consumatori (sono poche le offerte che consentono di tenere sotto controllo i costi). Insieme all’Italia, ad avere prezzi sopra la media sono Irlanda, Germania e Regno Unito. Nel 2023 ci siamo classificati tra i più costosi con importi che superano addirittura del doppio la media europea.
Al contrario, i Paesi più economici sono Malta, Serbia, Ungheria, Montenegro, Norvegia, Bulgaria e Croazia. La differenza è data dalla minor dipendenza dal gas, dal tasso di inflazione più basso e un accesso più diretto alle fonti primarie.
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