Caos per i pagamenti dell’assegno di inclusione, imprevisto per i beneficiari che rivivono lo stesso problema che c’era in precedenza col reddito di cittadinanza: di cosa si tratta
E’ ormai completa la staffetta tra reddito di cittadinanza e assegno di inclusione. Il primo è stato accantonato lo scorso dicembre, il secondo introdotto questo gennaio. Tutto in contemporanea per riallineare il discorso e ridistribuire le risorse con le nuove normative, per le quali non tutti gli ex RdC hanno poi ricevuto l’ADI. L’obiettivo, infatti, tra gli altri, era quello di stringere il cerchio e indirizzare la misura a chi davvero necessitava di un sostegno economico e riducendo a zero la percentuale di furbetti che si sono nel frattempo inseriti nella misura.
Così per il nuovo contributo statale sono state fissate delle nuove condizioni necessarie, come la presenza di un minore, disabile o anziano nel nucleo familiare per poter avere accesso alle erogazioni INPS. Di recente sono stati aggiunti tra i beneficiari anche persone in condizione di svantaggio, ovvero cittadini inseriti presso i programma di cura delle ASL per problemi relativi a dipendenze o disturbi di natura fisica e mentale.
Sono necessari dunque questi eliminanti nel 2024 per avere il nuovo reddito di cittadinaza, il quale garantisce un importo mensile minimo di 480€: non va al di sotto di questa cifra in nessuna delle circostanze previste, ma anzi può solo aumentare in base alla composizione della famiglia e alla scala di equivalenza prevista dall’INPS. Lo schema è il seguente:
Una volta approvato l’aiuto questo spetta per ben 18 mesi, con la possibilità di poterlo rinnovare successivamente per altri 12 e fare così di volta in volta sempre in presenza di tutti i requisiti necessari. In questo nuovo anno è stato introdotto anche il supporto per la formazione e il lavoro, una misura da 350€ al mese in alternativa a chi non ha i requisiti per accedere all’ADI ma vincolata alla presenza di un programma di formazione in ambito lavorativo.
Al momento si sta registrando però un intoppo per quanto riguarda i pagamenti ADI, previsto o a metà mese in caso di nuovi beneficiari che attendono la prima ricarica o a fine mese nel caso dei vecchi titolari che hanno già goduto di almeno una mensilità. In pratica molti non stanno ricevendo la ricarica nei giorni da calendario. Sono scattate migliaia di segnalazioni a cui l’INPS stessa ha risposto così a molti utenti: “Analogamente a quanto accadeva per RdC si prega di attendere circa 4/5 giorni dalla data di disposizione per la rendicontazione”.
Significa dunque che spesso potrebbe non bastare il giorno di riferimento per la disposizione del pagamento ma attendere fino a 5 giorni extra lavorativi per ricevere i soldi, e occhio alla possibile beffa: ci fossero festivi nel mezzo, allungherebbe ancor di più l’attesa in quanto si infilerebbero per esempio due giorni non lavorativi dopo tre lavorativi e facendo slittare ancora l’accredito.
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