Baby pensionati: chi sono e i numeri in Italia

Chi sono quelli che in Italia vengono catalogati come “baby pensionati”? Il loro numero è piuttosto alto: superiamo le 150mila unità. 

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Chi sono i baby pensionati? (Codiciateco.it)

Parliamo di numeri equivalenti agli abitanti della popolazione di Perugia o Livorno. I baby pensionati rappresentano una categoria diversa da quella dei classici percettori di trattamento pensionistico. Mentre ci si dibatte per i cambiamenti riguardanti il sistema previdenziale in vista della Manovra, l’INPS ha pubblicato i numeri del fenomeno dei “baby pensionati”.

Stando ai dati aggiornati al 1° gennaio 2024, emerge un numero pari a 157mila persone considerate baby pensionati, nello specifico 95.057 persone per il settore privato e 62.034 persone per il settore pubblico. Capiamo di quale categoria si tratta.

Quali pensionati vengono considerati “baby” in Italia

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Baby pensionati in Italia: le info su di loro (Codiciateco.it)

Vengono catalogati come “baby pensionati” tutto coloro che godono dei criteri del sistema pensionistico agevolato in vigore dal 1973 e il 1992. Grazie a questo sistema, i lavoratori del settore pubblico potevano ritirarsi dopo circa 20 anni di servizio e le dipendenti delle PA, sposate e con figli, dopo soli 14 anni.

Queste pensioni di vecchiaia erogate prima del 1980, tra pubblico e privato, incidono sulle casse dello Stato per circa 2,4 miliardi di euro. Quello delle “baby pensioni” viene considerato tra i fattori che pesano di più sulla fragilità del sistema previdenziale italiano, considerando la crisi demografica in continua estensione.

Proprio in considerazione del peso che comporta, questo argomento torna ad essere trattato in vista della preparazione alla nuova legge di Bilancio. Per quanto riguarda il discorso delle pensioni anticipate, la Lega si mostra contraria alla possibilità di estendere da a 3 a 6-7 mesi i periodi di uscita dal lavoro prima del tempo, mentre il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha messo sul tavolo l’ipotesi di allungare le pensioni anticipate ordinarie, indipendentemente dall’età dei lavoratori, a 43 anni e 4 mesi di contributi in caso di allargamento a 6 mesi, oppure dopo 43 anni e 5 mesi di contributi per gli uomini, e 42 anni e 4 mesi di contributi per le donne, nel caso di allargamento di 7 mesi (scopri quanto si percepisce con 20 anni di versamenti). Questa riforma potrebbe comportare per lo Stato un risparmio di circa un miliardo e mezzo di euro. Tuttavia, non mancano gli attriti all’interno della maggioranza.

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