Assistenza anziani, ecco come cambia: il piano del governo

In Consiglio oltre un miliardo di euro stanziati per avviare la riforma sull’assistenza anziani, a chi è riservata la prestazione universale?

Ci sono voluti oltre un miliardo di euro per avviare la riforma sull’assistenza a 14 milioni di anziani – con i non autosufficienti che sfiorano i 4 milioni – e una nuova prestazione universale introdotta in via sperimentale e graduata per i casi molto gravi.

Questa è la prima meta centrata con il maxi decreto attuativo della legge 33/2023 sulla terza età, allo starter con il via libera in Consiglio dei ministri dopo una messa a punto serrata da parte dei tecnici dei ministeri Lavoro, Politiche sociali e Salute, in costante confronto con il MEF.

Bisognava innanzitutto rispettare i tempi dettati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che ha chiesto la legge e dare un segnale sulle risorse, su cui l’ultima legge di bilancio ha taciuto.

Così è stato: la nuova architettura come prescritto dal Pnrr fissa al 31 marzo di quest’anno l’obiettivo di dotare finalmente l’Italia di una normativa che in Paesi come Francia e Germania è realtà da decenni.  Poi, stanzia un budget di avvio, in attesa di recuperare altri denari per attuare misure che difficilmente saranno a costo zero, se solo si pensa che per l’intera legislatura era stato stimato un esborso fino a 7 miliardi.

Giorgia Meloni porta a casa il risultato sull’assistenza anziani

Il Governo di Giorgia Meloni ha quindi incassato i risultati di un iter avviato dall’esecutivo Draghi. Non a caso la stessa Meloni ha benedetto il Patto per la terza età annunciandolo in occasione del Premier Question Time alla Camera.

“Il decreto legislativo stanzia complessivamente oltre un miliardo di euro per i primi due anni” – ha dichiarato – “Risorse che servono a garantire all’anziano una vita serena, attiva e dignitosa. Nello specifico garantendo dove possibile il diritto di continuare a vivere e curarsi nella propria casa, semplificando e rafforzando l’accesso ai servizi ma anche le procedure di valutazione della persona non autosufficiente, introducendo in via sperimentale a scelta del cittadino una prestazione universale graduata in base al bisogno per i non autosufficienti più anziani e più gravi e con maggiori difficoltà economiche, che consiste nell’aumento di circa il 200% dell’importo dell’assegno di accompagnamento”.

Giorgia Meloni e l'assistenza per anziani, ecco in che cosa consiste il disegno di legge
Giorgia Meloni e l’assistenza per anziani, ecco in che cosa consiste il disegno di legge – Codiciateco.it

 

Le fa eco la viceministra al Lavoro e Politiche sociali Maria Teresa Bellucci che, nei dieci mesi dall’avvio della legge, ha tenuto le fila dei lavori: “L’annuncio del Presidente del Consiglio Meloni sull’arrivo del decreto legislativo attuativo del Patto per la Terza Età è un’ottima notizia per i cittadini – commenta -. È un provvedimento estremamente innovativo che punta a costruire un nuovo modello di welfare e che permetterà di dare risposte concrete ai bisogni dei nostri oltre 14 milioni di anziani, di cui 3,8 non autosufficienti. È una riforma di cui andiamo orgogliosi, che l’Italia aspettava da oltre 20 anni e che segna un’altra tappa nel percorso di questo Governo per essere al fianco dei nostri anziani, delle persone non autosufficienti e delle loro famiglie. È un cammino che non si fermerà e che proseguirà in tutta la legislatura”.

Una riforma costruita su due pilastri che da un lato mira a promuovere il mantenimento in salute e l’integrazione nella società degli anziani, attraverso l’attivazione di progetti in ogni ambito della vita, dal lavoro al turismo, dall’abitazione con il co-housing alla prevenzione sanitaria fino all’alfabetizzazione digitale.

Dall’altro disegna un’architettura di sostegno in grado di erogare valutazioni personalizzate e multidimensionali alle persone che all’età sommino la presenza di una o più cronicità, fino alla vera e propria disabilità e ai casi estremi a cui, appunto, è riservata la sperimentale prestazione universale.

Se la buona notizia è che la strada ormai è tracciata, spetterà a svariati ulteriori decreti cui il Dlgs rimanda riempirla di contenuti non di dettaglio cui saranno chiamati tutti i ministeri interessati.

Per questo, ben che vada, occorrerà attendere almeno la fine di questo 2024 per l’avvio di una svolta nelle politiche per gli anziani mentre sulla attesa prestazione universale che avrebbe comportato la riforma della contestata indennità di accompagnamento, ci si è mossi con prudenza: sperimentale, graduata e riservata solo ai casi gravissimi e indigenti, con un budget di 500 milioni in un biennio.

Tre le mission indicate dal decreto, in linea con la legge 33 del 20 marzo scorso: promuovere la dignità e il benessere delle persone anziane, con programmi di inclusione sociale e di invecchiamento attivo da perseguire anche con la telemedicina e forme di residenzialità innovative, riordinare e rendere più efficaci le attività di assistenza sociale, sanitaria e sociosanitaria per i non autosufficienti anche attraverso il coordinamento e il riordino delle risorse disponibili e assicurare sostenibilità economica e flessibilità dei servizi di cura e assistenza a lungo termine per tutti gli anziani, che siano abili o disabili.

Anche ai fini dell’accesso a determinate prestazioni con l’applicazione delle nuove norme, non è banale la ripartizione dei beneficiari in tre categorie: è persona anziana chi abbia compiuto 65 anni, grande anziano chi sia over 80 e persona anziana non autosufficiente chi non sia autonomo nelle attività fondamentali della vita quotidiana.

La legge spicca il volo con prudenti sperimentazioni: spetterà al Cipa, il nuovo Comitato interministeriale per le politiche in favore della popolazione anziana che coordina, programma e monitora attività e servizi, dettare sulla scorta dei Lea e dei Leps un Piano nazionale con i criteri dei progetti di promozione della salute e dell’invecchiamento attivo.

In questo sarà supportato dal Sistema nazionale per la persona anziana non autosufficiente (Snaa), che dall’iniziale ruolo di governance anche sanitaria esce ridimensionato rispetto al disegno iniziale.

La presa in carico socio-sanitaria compresa nell’assistenza anziani

Lo starter dell’avvio di progetti ad hoc è la valutazione multidimensionale unificata: il decreto prevede che il Servizio sanitario nazionale e gli Ambiti territoriali sociali (Ats) assicurino alla persona anziana con almeno una patologia cronica e con condizioni cliniche caratterizzate dalla progressiva riduzione delle funzioni fisiologiche, quindi a rischio di non autosufficienza, l’accesso ai servizi sociali e sociosanitari attraverso i Punti unici di accesso (Pua).

Spetterà dunque ai Pua coordinare l’attività di presa in carico della persona smistandola sulla base degli esiti della valutazione, che possono essere tre: se l’anziano è ritenuto autosufficiente, il Pua fornisce comunque le informazioni per un percorso di accesso ai servizi e alle reti di inclusione sociale.

Nel caso invece in cui non sia riconosciuta la condizione di non autosufficienza ma sussistano le condizioni per la “legge 104”, l’Unità di valutazione trasmette all’Inps un verbale per l’attivazione del percorso di invalidità (che esce nettamente snellito rispetto a oggi).

Infine, nella terza ipotesi in cui l’Unità di valutazione accerti la condizione di non autosufficienza, oltre al percorso Inps si attiva il Progetto di assistenza individuale integrato (Pai), da redigere sempre nel Punto unico di accesso e che inserirà l’anziano in una presa in carico adeguata ai suoi fabbisogni di cura socio-sanitaria, possibilmente a casa ma anche in servizi residenziali e semiresidenziali sulla base di un Progetto riabilitativo individuale (Pri).

Misure per spostamenti in città e vacanze, coinvolti anche i giovani

“Promuovere la mobilità delle persone anziane nei contesti urbani ed extraurbani, mediante l’istituzione di servizi di trasporto pubblico appositamente dedicati” ma anche “mediante la concessione di apposite agevolazioni per il trasporto privato”.

È un’altra delle misure contenute nella bozza del decreto legislativi sul tavolo del Consiglio dei ministri: muoversi, in paese e in città, ma non solo.

Il dlgs in questione punta anche a mandare gli anziani in vacanza, attraverso convenzioni ad hoc che li conduca in “strutture ricettive, termali, balneari, agrituristiche e i parchi tematici, al fine di assicurare, a prezzi vantaggiosi, la fruizione delle mete turistiche alle persone anziane, anche nei giorni infrasettimanali e nei periodi di bassa stagione”, si legge nel provvedimento.

Persone anziane in vacanza
Persone anziane in vacanza (Codiciateco.it)

 

Provvedimento che punta a promuovere “la realizzazione, a prezzi vantaggiosi, di soggiorni di lungo periodo nelle strutture ricettive situate in prossimità dei luoghi legati al turismo del benessere e alla cura della persona, in favore di persone anziane autosufficienti”.

Il provvedimento guarda poi anche al coinvolgimento dei giovani, mediante “la stipula di convenzioni con organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale”, che punti a “programmi di turismo intergenerazionale, che consentano” la “partecipazione di giovani che accompagnino le persone anziane” in vacanza.

Nella bozza del decreto legislativo si punta anche sull’incentivo dell’attività fisica nella popolazione anziana, ma anche sulla pet therapy.

All’articolo 13 viene infatti previsto che “le regioni, per il triennio 2024-2026, promuovono la realizzazione di progetti che prevedano la corresponsione di agevolazioni per le spese medico-veterinarie” o “alimentari, per incentivare l’adozione di cani ospitati nei canili rifugio e dei gatti ospitati nelle oasi feline da parte delle persone anziane con un nucleo familiare composto da una sola persona e in possesso di un Indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) in corso di validità non superiore a euro 16.215”.

Infine, dal 1° gennaio 2025 al 31 dicembre 2026, in via sperimentale e nel limite di spesa massimo pari a 300 milioni annui, si introduce una prestazione universale (PU) composta da una quota fissa monetaria e da una quota integrativa definita assegno di assistenza, finalizzata all’acquisto di servizi, per promuovere il progressivo potenziamento delle prestazioni assistenziali per il sostegno alle persone anziano non autosufficienti e destinata a sostituire progressivamente l’indennità di accompagnamento.

Nello specifico, i requisiti richiesti per ottenere detta prestazione, erogata dall’INPS, sono i seguenti: un’età anagrafica di almeno 80 anni, un livello di bisogno assistenziale gravissimo, definito dall’INPS, sulla base di determinati indicatori, un valore dell’indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) per le prestazioni agevolate di natura sociosanitaria, in corso di validità, non superiore a euro 6.000.

La componente relativa alla quota fissa monetaria corrisponde alla medesima quota stabilita attualmente per l’indennità di accompagnamento (527,16 euro mensili). La quota integrativa è pari a 850 euro mensili ed è finalizzata a remunerare il costo del lavoro di cura e assistenza, svolto da lavoratori domestici o l’acquisto di servizi destinati al lavoro di cura e assistenza.

Assegno di accompagnamento in crescita

In pratica, dall’assegno di accompagnamento attualmente pari a 531,76 euro si passerà a 1.380 euro da poter spendere per pagare badanti o assistenti familiari o altri servizi.

In via sperimentale per gli anziani non autosufficienti gravissimi e con una dotazione di 300 milioni per il 2025 e di 200 milioni per il 2026, è istituita previa verifica dell’Inps, che la erogherà, una prestazione universale.

Un beneficio subordinato allo “specifico bisogno assistenziale al fine di promuovere il progressivo potenziamento delle prestazioni assistenziali per il sostegno della domiciliarità e dell’autonomia personale delle persone anziane non autosufficienti”.

Vi hanno diritto, previa richiesta telematica o nei patronati, i non autosufficienti almeno 80enni, con un livello di fabbisogno gravissimo, un Isee per le prestazioni agevolate di natura sociosanitaria non superiore a 6mila euro e che siano titolari dell’indennità di accompagnamento.

La prestazione sarà mensile ed erogabile sotto forma di trasferimento monetario e di servizi alla persona, esente da imposizione fiscale.

Si compone di una quota fissa monetaria corrispondente all’indennità di accompagnamento e di una quota integrativa definita “assegno di assistenza”, pari a 1.380 euro al mese da destinare alla remunerazione del lavoro di cura e assistenza svolto da badanti in regola o all’acquisto di servizi destinati al lavoro di cura e assistenza forniti da imprese qualificate nel settore dell’assistenza sociale non residenziale.

L’assegno andrà restituito se non sarà stato in tutto o in parte usato, fermo restando il diritto a continuare a percepire l’eventuale indennità di accompagnamento.

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