L’assegno postdatato rappresenta uno strumento di pagamento che, sebbene legale, può portare con sé una serie di problematiche.
Negli ultimi anni, l’uso degli assegni bancari ha visto una flessione a favore di metodi di pagamento elettronici, ma rimane comunque uno strumento di pagamento utilizzato in molte transazioni quotidiane. Tra i vari tipi di assegno, l’assegno postdatato suscita particolare interesse e, talvolta, preoccupazione. Cos’è un assegno postdatato? È legale? Quali sono le sanzioni previste in caso di utilizzo improprio? Scopriamo insieme tutto ciò che c’è da sapere su questo strumento di pagamento.
Un assegno postdatato è un assegno bancario che presenta una data di emissione futura, ovvero una data successiva al momento in cui viene compilato. Per esempio, se oggi, 9 gennaio 2025, si compila un assegno con data 6 febbraio 2025, questo assegno è considerato postdatato. In questo caso, il beneficiario dell’assegno si impegna a non incassarlo prima della data indicata. Questo meccanismo permette all’emittente di gestire meglio il proprio flusso di cassa, pianificando i pagamenti in base alle proprie disponibilità economiche.
Secondo il decreto legislativo numero 507 del 30 dicembre 1999, emettere un assegno postdatato non è considerato un reato penalmente perseguibile, ma è comunque un illecito amministrativo. Ciò significa che, pur essendo tecnicamente valido, l’accordo tra le parti di postdatare l’assegno non ha valore legale. Anche se l’assegno stesso è considerato valido, il patto di postdatazione è nullo. Questo implica che il beneficiario può incassare l’assegno non appena viene presentato alla banca, indipendentemente dalla data futura indicata.
Sì, un assegno postdatato può essere incassato prima della data indicata. La normativa non rende nullo il titolo, pertanto il beneficiario ha il diritto di presentarlo e ottenere il pagamento immediato. È importante sottolineare che, sebbene l’accordo di postdatazione sia nullo, l’assegno rimane un titolo di credito a vista. Questo significa che può essere incassato in qualsiasi momento, a patto che l’emittente abbia una copertura adeguata sul proprio conto corrente.
L’assegno postdatato ha una funzione simile a quella di una cambiale, in quanto rappresenta una promessa di pagamento futura per un’obbligazione presente. Mentre le cambiali richiedono il pagamento di un’imposta di bollo, gli assegni postdatati sfuggono a questa norma. Utilizzare un assegno postdatato come forma di garanzia per un pagamento futuro può configurarsi come una forma di evasione fiscale, poiché non si è in regola con l’imposta di bollo.
Per regolarizzare la situazione, è necessario:
Sebbene emettere un assegno postdatato non sia un reato di per sé, ci sono delle sanzioni previste in caso di utilizzo improprio. Se un soggetto emette un assegno postdatato consapevole di non avere la copertura adeguata, può incorrere in reati più gravi, come la truffa aggravata, come stabilito dalla sentenza numero 33441 della Cassazione del 29 luglio 2015.
In caso di mancato pagamento, si configura un inadempimento contrattuale. Il creditore ha il diritto di intraprendere azioni legali per ottenere un risarcimento per danno e recuperare l’importo dovuto. Se il debitore rassicura il creditore sulla certezza del pagamento dell’assegno, ma non onora il debito, questo può configurarsi come un raggiro.
Dal punto di vista delle sanzioni amministrative, se un assegno risulta scoperto, il debitore deve affrontare una sanzione pecuniaria che va da 516 euro a 3.099 euro. Questa cifra può raddoppiare fino a 6.197 euro per importi superiori a 10.329 euro o in caso di recidiva.
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