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Assegno di inclusione, alcuni rischiano il carcere: occhio a non commettere questo errore

Chi non ha diritto all’Assegno di Inclusione ma lo percepisce lo stesso rischia il carcere. Gli errori da non commettere.

Percepire illegittimamente l’Assegno di Inclusione è un reato (CodiciAteco.it)

Quando si presenta domanda per l’Assegno di Inclusione bisogna stare attenti a non commettere errori. È una regola questa che vale per tutti gli aiuti economici erogati dallo Stato, ma che forse vale di più in questo specifico caso; un errore anche se commesso in buona fede può costare tanto. Nel caso specifico dell’AdI può portare alla carcerazione.

Come sappiamo ormai, l’Assegno di Inclusione è quella forma assistenziale studiata e voluta dal Governo Meloni per sostituire il Reddito di Cittadinanza, baluardo del governi pentastellati. Alcune cose però tra le due forme di aiuto erano e sono uguali, tra queste le sanzioni previste per chi riceve illegittimamente l’AdI. La prospettiva di conseguenza penali in caso di errori dovrebbe di per sé far scattare una più alta soglia di attenzione nel momento in cui si decide di fare domanda e si presenta tutta la documentazione necessaria.

Cerchiamo di capire però qual è il punto su cui prestare particolare attenzione; la regola fondamentale da conoscere per evitare la più alta conseguenza penale prevista, il carcere appunto.

Assegno di Inclusione, tutto quello da sapere per evitare conseguenze penali

L’errore da non commettere per evitare la conseguenza peggiore quando si richiede l’AdI (CodiciAteco.it)

Per capire quali sono le sanzioni previste per chi riceve illegittimamente l’Assegno di Inclusione bisogna fare riferimento all’art. 8 della Legge 48 del 4 Maggio 2023 che è quella che appunto va a disciplinare tutta la normativa su questo aiuto. Nei primi due commi di questo articolo si fa esplicito riferimento alla reclusione in due specifici casi, quando cioè:

  • i richiedenti, pur di ottenere l’aiuto economico, presentano dichiarazioni e documenti falsi o omettono informazioni necessarie e dovute. In questo caso la reclusione prevista va dai 2 ai 6 anni;
  • anche chi omette la variazione del reddito o del patrimonio, anche se provengono da attività irregolari e che determinerebbero la perdita del diritto, rischiano la reclusione da 1 a 3 anni.

Insomma omettere volutamente o perché non ci si rende conto possano essere informazioni importanti rispetto all’ottenimento e mantenimento dell’Assegno di Inclusione può davvero costare carissimo. A tutto questo si aggiungono anche le disposizioni dell’art. 3 della stessa legge, in cui si legge che la condanna definitiva per delitto non colposo e che determina una pena non inferiore ad 1 anno di carcere, determina l’immediata decadenza del diritto all’AdI oltre alla restituzione di quanto ricevuto  indebitamente.

Assegno di Inclusione, quali sono gli errori specifici che possono portare al carcere

Cerchiamo di capire ora, concretamente, quali sono gli errori menzionati nei commi dell’articolo 8. L’errore più comune riguarda la presentazione della Dsu; in questo caso bisogna fare davvero molta attenzione perché riportare false informazioni dell’autodichiarazione può comportare appunto la pena massima.

Pensiamo a tutte quelle persone che presentano la domanda di accesso all’AdI e per rientrare nei requisiti richiesti escludono dal nucleo familiare persone che ne fanno oggettivamente parte oppure ancora si omette di comunicare dei redditi nella compilazione dell’ISEE, è il caso del lavoro in nero.

Ma bisogna fare attenzione anche alla comunicazione di altri tipi di informazione come, ad esempio, aggiungere alla domanda se qualcuno del nucleo familiare ha rassegnato dimissioni nell’arco dei 12 mesi precedenti (vanno escluse quelle per giusta causa); lo stesso vale per chi non comunica importanti variazioni di reddito -rientrano tanto gli stipendi da lavoro quanto le vincite che le donazioni- che determinerebbero la perdita del diritto all’Adi. In questo caso si ricorda che la comunicazione va fatta entro 30 giorni.

Anna Peluso

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