Ape sociale, è possibile sfruttarlo, ma solo a determinate condizioni. Vediamo quali sono le caratteristiche salienti della prestazione.
Il sistema pensionistico italiano prevede una serie di opportunità per uscire dal lavoro in anticipo da quota 103, a Opzione donna, dalla pensione anticipata contributiva alla cosiddetta Ape sociale. La misura base della previdenza italiana resta la pensione di vecchiaia che si raggiunge a 67anni di età e almeno 20 anni di contributi, con le misure elencate è possibile tuttavia anticipare il momento della pensione.
L’APE sociale è una indennità versata dallo Stato ed erogata dall’INPS per alcune categorie particolari di lavoratori con almeno 63 anni di età e 5 mesi. La misura è erogata fino al conseguimento della pensione di vecchiaia o di quella anticipata. Ma chi può sfruttare questa opportunità?
Ape sociale, i fruitori della misura
Possono fruire della prestazione solo alcune categorie di lavoratori. I primi sono i disoccupati che hanno perso involontariamente il lavoro, con il requisito anagrafico indicato in precedenza, con 30 anni di contributi e che abbaino esaurito la fruizione della Naspi da più di 3 mesi. Poi ci sono i lavoratori con riduzione della capacità lavorativa pari almeno al 74 per cento, con 63 anni e 5 mesi di età e con 30 anni di contributi versati.
Ci sono poi i lavoratori caregivers che assistono congiunti invalidi da almeno sei mesi rispetto alla domanda, con 30 anni di contributi versati e un’età di 63 anni e 5 mesi. Infine ultimo gruppo che può fruire dell’Ape sociale sono i lavoratori impegnati in attività usuranti e gravose, 36 anni di contribuzione e 63 anni e 5 mesi di età anagrafica. Queste categorie devono presentare domanda per il riconoscimento del diritto al prepensionamento.
Solo dopo averlo ottenuto possono inviare richiesta per l’anticipo pensionistico all’INPS. Occorre tuttavia valutare alcuni aspetti. Innanzitutto l’erogazione della misura avviene solo per 12 mensilità annuali, inoltre l’assegno dell’APE sociale non è reversibile, quindi non spetta ai superstiti in caso di decesso del titolare della prestazione. Per chi si trova nell’età minima per questa misura e ha perso il lavoro, la domanda può essere conveniente.
Infatti se in possesso di tutti i requisiti, l’indennità accompagna fino alla pensione di vecchiaia, al termine della Naspi. Ma ci sono anche altri aspetti da valutare. L’importo dell’erogazione è al massimo di 1.500 euro al mese. Quindi potrebbe risultare inferiore a quanto si percepirà con la pensione di vecchiaia. Si deve poi cessare ogni attività di lavoro dipendente autonomo e subordinato.
Infine l’importo erogato non è rivalutato, né integrato al trattamento al minimo. Dunque occorre valutare attentamente tutti questi aspetti, considerando che ogni caso fa storia a sé. Gli aspetti positivi per alcuni, potrebbero non essere tali per altri, considerando complessivamente la natura della prestazione.