Al datore di lavoro ho detto che stavo male ma non era vero: può licenziarmi? Una domanda che molti lavoratori si sono posti almeno una volta nella vita.
Il lavoro è un diritto fondamentale e in quanto tale merita da sempre adeguata tutela affinché i lavoratori possano svolgere la propria attività in maniera ottimale. In tale contesto dato che la parte contrattuale più forte è il datore di lavoro, la legge cerca di introdurre delle manovre allo scopo di tutelare il lavoratore, ossia la parte svantaggiata.
Ma cosa succede se invece è il lavoratore ad approfittarsi di questa posizione per ottenere un vantaggio che in realtà non gli spetta? Nella fattispecie cosa accade se il lavoratore mente al proprio titolare affermando di non stare bene quando invece gode di ottima salute? Questa bugia può portare al licenziamento o no? Vediamo un po’ cosa dice la legge sul punto.
L’articolo 2094 del codice civile dà la definizione di lavoratore, cioè di colui che presta la propria attività lavorativa nei confronti di un’altra persona che può essere un privato, un’azienda o pubblica amministrazione che è il datore, dietro pagamento della retribuzione. Si evince pertanto come il contratto di lavoro sia sinallagmatico cioè a prestazioni corrispettive, attività lavorativa in cambio di denaro.
Tra i doveri che gravano sul lavoratore vi è quello di fedeltà, questo impone al soggetto quindi di non compiere affari in concorrenza con l’attività dove presta servizio, nonché diffondere notizie riservate della stessa. Se il prestatore viola tale obbligo, il datore può applicare una sanzione disciplinare che nei casi più gravi può anche trasformarsi nel licenziamento per giusta causa e può anche porre in essere delle azioni per ottenere il risarcimento del danno subito.
Quando il dipendente sta male deve fare comunicazione al datore di lavoro, trasmettere il numero di protocollo del certificato rilasciato dal medico di base e rendersi reperibile per la visita di controllo, questo vale sia per il settore pubblico che per quello privato. Dopodiché, potrà ricevere comunque la retribuzione oppure un’indennità.
Ma cosa succede invece se il dipendente simula la malattia? La Giurisprudenza è piena di casi in cui il dipendente chiede permessi per malattia per svolgere altre attività. In un caso specifico passato alla Cassazione, il datore di lavoro ha voluto indagare per accertarsi che forse vero lo stato di malattia, un’indagine consentita purché non si invada la sfera intima del lavoratore. La malafede del lavoratore bugiardo ha violato l’obbligo di fedeltà nei confronti del datore di lavoro. E quest’ultimo può decidere come comportarsi, il licenziamento per giusta causa è da ritenersi legittimo.
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