Per i lavori dipendenti sono previsti degli aiuti per la spesa, non si tratta della Carta Dedicata a Te, ma di un diritto sul lavoro.
Il Governo prevede per alcuni cittadini in difficoltà economiche la Carta Dedicata a Te. Per ottenerla, ovviamente bisogna rispettare certi requisiti. Carta Dedicata a Te, tutte le differenze con la ricarica del 2023. Si tratta di un valido aiuto per aiutare le famiglie ad affrontare la spesa al supermercato, acquistando beni di prima necessità . Tuttavia, oltre a questo bonus, per i lavoratori dipendenti è previsto un altro tipo di aiuto.
L’altro tipo di aiuto per i lavoratori dipendenti è rappresentati dai buoni pasto, per tutti coloro che svolgono un lavoro da dipendente a tempo pieno, e che quindi necessitano di una pausa pranzo. I buoni pasto sono previsti se l’azienda per la quale si lavora non offre un servizio mensa. Chi ha diritto ai buoni pasto e come questi vengono disciplinati?
Buoni pasti per aiutare le famiglie a fare la spesa: chi sono i lavoratori che ne hanno diritto
Come accennato, i buoni pasto, chiamati anche ticket restaurant, sono buoni destinati ai lavoratori dipendenti che svolgono un lavoro a tempo pieno, per almeno sei ore al giorno. Il lavoratore che lavora per molte ore al giorno ha diritto a una pausa pranzo. La pausa varia in base al tipo di lavoro e in base alle politiche aziendali.
Generalmente, questa consiste in un’ora per un full time, mentre è di mezz’ora per un lavoro da sei ore giornaliere. La pausa pranzo può anche essere frazionata in due parti. La pausa prolungata, come il pranzo, non è retribuita, in quanto si tratta di un momento di riposo. Diversa invece è la classica pausa di cinque minuti per andare in bagno o per altri motivi. Buoni pasto, una valida alternativa per pagare meno tasse.
Il diritto alla pausa non è monetizzabile ma necessario, e viene regolamentato dal Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro. In tal caso, entrano in scena i buoni pasto, erogati dall’azienda per aiutare i propri dipendenti ad affrontare i pasti. Questi possono essere spesi in diversi locali, come supermercati, ristoranti, bar, mense, ovviamente convenzionati. Sono un dipendente pubblico, perché non ho i buoni pasto?.
I buoni pasto incrementano il potere di acquisto dei lavoratori
Anche i lavoratori con contratto part time possono ricevere i buoni pasto, così come i collaboratori continuativi con l’azienda, i lavoratori a progetto, i dipendenti in smart working. I ticket costituiscono un’integrazione al reddito, perciò si possono spendere anche al di fuori del lavoro. Non a caso, la maggior parte delle famiglie li spende per fare la spesa nei supermercati.
I buoni pasto sono uno dei benefit più diffusi in Italia e sono molto apprezzati dai lavoratori e anche dagli imprenditori. Oggi sono disponibili anche in formato elettronico, diventando più comodi e offrendo dei vantaggi fiscali per le aziende, poiché non sono considerati reddito da lavoro. Questi prevedono un importo che va da 4 euro fino a 8 euro. Confermati i Buoni Pasto ai dipendenti pubblici: chi potrà averli.
Si tratta di un reddito annuo fornito dalle aziende ai dipendenti per un valore che va dagli 880 euro per i ticket cartacei ai 1.760 euro per i ticket elettronici. Si possono cumulare fino a otto buoni per singola transazione per giornata. I buoni elettronici inoltre sono deducibili al 100% con IVA agevolata al 4% detraibile. Partita IVA, come richiedere i buoni pasto se non si hanno dipendenti.
Buoni pasto, una comodità , ma il loro valore non copre il prezzo di un singolo pasto
Comunque sia, pur essendo una grande comodità per tanti cittadini, i buoni pasto presentano un difetto. A usufruirne sono 3,5 milioni di lavoratori, di questi il 20% lavora nel pubblico impiego. Le aziende che li erogano sono 150 mila. Il valore medio di un buono pasto è di 6,75 euro e contribuisce a incrementare il potere di acquisto del lavoratore, visto che i salari italiani sono fermi a 30 anni fa, schiacciati dall’inflazione.
Tuttavia, nonostante il largo impiego, i lavoratori lamentano che nella maggior parte dei casi questi non riescono a coprire l’intero costo di un pasto. Secondo recenti indagini, solo il 9% dei buoni riesce a coprire la somma di un singolo pasto. Va da sé che si ha la necessità di coprire la somma restante pagando in contanti. Buoni pasto da Poste italiane: cifre e chi può averli.