Se pensavate di poter usare il conto corrente a vostro piacimento, dovrete ricredervi: c’entra l’Agenzia delle Entrate.
Chi crede di poter disporre a piacimento del proprio conto corrente, forse non ha fatto i conti con l’Agenzia delle Entrate che lavora ogni giorno per stanare gli evasori fiscali e per farlo usa tutti gli strumenti a sua disposizione, anoninometro compreso. La domanda che spesso i contribuenti si sono fatti è se l’Ade ha davvero facoltà di entrare nei conti correnti degli italiani, e la risposta l’ha data la Corte di Cassazione, senza se e senza ma.
Ogni versamento e prelievo devono essere giustificati altrimenti l’Agenzia delle Entrate andrà a fondo con le indagini e se ci sono movimenti sospetti non sfuggiranno agli esperti dell’Ente. Quindi si torna alla domanda iniziale: è possibile usare il conto corrente con libertà assoluta senza rischiare sanzioni o controlli? La risposta c’è e non lascia adito a nessun tipo di dubbio.
La risposta l’ha data nientemeno che la Corte di Cassazione chiamata ad esaminare e a giudicare un problema nato da un controllo dell’Ade su un conto corrente in particolare. Se vogliamo sintetizzare c’è una certezza da sottolineare: quando muoviamo i soldi del nostro conto corrente, sia in entrata che in uscita, non siamo mai soli. Né liberi. Questo perché il Fisco ha il dovere di controllare tutti i possibili movimenti sospetti per evitare l’evasione fiscale ma anche il riciclaggio di denaro, reato punito dal codice penale anche con il carcere.
Per gli Ermellini, l’Agenzia delle Entrate è legittimata a effettuare controlli sui conti correnti se ritiene che ci siano movimenti sospetti. Ma come la mettiamo con la privacy? Gli italiani possono disporre liberamente dei propri soldi purché ogni movimento in entrata o uscita sia giustificato. Anche se evidentemente non tutti faranno grandi spostamenti da e per il proprio conto corrente, l’Agenzia delle Entrate è autorizzata a effettuare controlli su qualsiasi conto corrente.
Dunque se non si hanno le giustificazioni dei movimenti si può incorrere in un controllo dell’Agenzia delle Entrate per accertare ogni possibile infrazione delle regole. la sentenza che dà all’Ade il potere di entrare nei conti correnti degli italiani non lascia spazio a dubbi: “in tema di accertamenti bancari, gli artt. 32 del D.P.R. n. 600 del 1973 e 51 del D.P.R. n. 633 del 1972 prevedono una presunzione legale in favore dell’erario che, in quanto tale, non necessita dei requisiti di gravità, precisione e concordanza richiesti dall’art. 2729 c.c. per le presunzioni semplici, e che può essere superata dal contribuente attraverso una prova analitica, con specifica indicazione della riferibilità di ogni versamento bancario, idonea a dimostrare che gli elementi desumibili dalle movimentazioni bancarie non attengono ad operazioni imponibili, cui consegue l’obbligo del giudice di merito di verificare con rigore l’efficacia dimostrativa delle prove offerte dal contribuente per ciascuna operazione e di dar conto espressamente in sentenza delle relative risultanze”. Più chiaro di così.
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