Agenzia delle Entrate, così non pagherai le tasse: cosa suggeriscono di fare

C’è un modo del tutto legale per cui è possibile evitare il pagamento delle tasse; basta seguire questa specifica procedura.

convertire premi di produzione in contributi a fondo pensione
L’AdE spiega come non pagare le tasse sulla conversione dei premi di produzione (CodiciAteco.it)

C’è un modo per non pagare le tasse e a spiegare come fare è la stessa Agenzia delle Entrate. C’è in realtà una legge a riguardo che è la 208 del 2015 che all’art. 1 comma 184-bis si legge che è prevista l’applicazione di un regime fiscale favorevole al contribuente se si convertono i premi di produzione in busta paga in contributi ai fondi pensione.

Prima di capire come avviene e perché conviene questa procedura cerchiamo di stabilire alcuni punti chiave. Partiamo dal concetto di premio di produzione che è una quota di retribuzione aggiuntiva che l’azienda riconosce ai dipendenti nel momento in cui si ottengono risultati quali incrementi di produzione, redditività, qualità oltre che efficienza e innovazione. Si tratta però di obiettivi aziendali che devono essere verificabili e misurabili. Quando si parla di tassazione sui premi di produzione, nel 2023 l’aliquota è stata posta al 5%, vantaggio che con la Legge di Bilancio è stato esteso anche per i premi di produzione erogati per l’anno corrente.

Ebbene se per i premi di produzione si parla comunque di tassazione, anche se agevolata, il discorso cambia se si convertono i questi stessi premi in busta paga in contributi versati a forme pensionistiche complementari. In questi casi non si incorre alla formazione di base imponibile IPERF. In altre parole, non si pagano le tasse.

Cos’è la previdenza complementare e come convertire i premi di produzione

cos'è la previdenza complementare e come funziona
Come non pagare le tasse sui premi di produzione (CodiciAteco.it)

La previdenza complementare è un ulteriore pilastro del sistema pensionistico che si affianca alle prestazioni previdenziali obbligatorie e che garantisce ai lavoratori una maggiore garanzia per il futuro. La disciplina giurisprudenziale risale al 2005 ed è questa che ha introdotto diversi incentivi tributari, come:

  • la deducibilità fino ai 5.164,57 euro -rispetto al reddito complessivo dichiarato ai fini dell’IRPEF- dei contributi versati sia da parte del lavoratore che del datore di lavoro;
  • non tassabilità della quota di contributo previdenziale non dedotta dal reddito in fase di accumulo.

Riportando un esempio pratico, se nel 2023 sono stati versati 6.500 euro nel Fondo pensione, in sede di 730 del 2024 vanno dedotti i 5.164,57 euro mentre i restanti 1.335,43 vanno comunicati come non dedotti entro il 31 dicembre 2024.

Nelle raccomandazioni fornite dall’Agenzia delle Entrate, inoltre, si specifica che nella circolare numero 5 del 2018, come forma di tutela del contribuente è necessario specificare sia la somma dei contributi non dedotti che l’ammontare dei contributi sostitutivi del premio di risultato, in quanto il fondo di previdenza complementare deve avere conoscenza anche dei contributi versati in sostituzione del premio di risultato. L’AdE precisa che per evitare la tassazione, qualora sia il datore di lavoro a provvedere alla comunicazione, quest’ultimo può essere esonerato da detto obbligo.

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