Google richiamata a pagare una cifra tre volte più alta di quanto già fatto sette anni fa. Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza non mollano
Google, che continua ad evolversi e ad innovarsi con i suoi servizi, ci ricasca e finisce ancora una volta sotto la lente d’ingrandimento dell’Agenzia delle Entrate. Il Fisco italiano si è scagliato nuovamente contro il colosso del web dopo la sanzione arrivata diversi anni fa che ha costretto Google a pagare 306,6 milioni di euro.
A distanza di sette anni c’è un’altra contestazione verso la multinazionale statunitense per un’evasione fiscale ancora più ampia di quella già rilevata. Oltre alla richiesta dell’Agenzia c’è anche la Procura di Milano che indaga. Vediamo nel dettaglio cosa succede.
Google è chiamato a pagare in Italia circa tre volte la somma che aveva già sborsato sette anni fa. L’agenzia delle Entrate, infatti, indica, come riporta il Sole 24 Ore, una presunta evasione fiscale di circa un miliardo di euro.
La contestazione del Fisco italiano si riferisce alla presenza di un’organizzazione immateriale stabile esistente sul territorio del Bel Paese in base alle investigazioni svolte dal Nucleo economico-finanziario della Guardia di Finanza di Milano. Oltre a questo, nel mirino delle indagini, sono finite anche le royalties pagate dalla società irlandese del gruppo.
La contestazione mossa nei confronti della multinazionale statunitense è simile a quella fatta a Netflix negli anni scorsi per la quale la società di streaming ha dovuto pagare all’Italia nel 2022 55,8 milioni di euro. Un caso che ha fatto da apripista nella contestazione di una stabile organizzazione immateriale per la quale è necessario pagare le corrette imposte e che potrebbe coinvolgere molte altre web companies che lavorano nel nostro Paese ma pagano meno del dovuto.
Il cuore della vicenda che si è svolta per la prima volta in Italia e nel mondo nei confronti di Netflix ha sollevato una fitta matassa che si crea per la gestione di molte società che operano in Italia ma che risiedono all’estero. Se queste hanno una sede fissa di affari, sono tenute a pagare le tasse al fisco italiano.
Nel caso di Netflix è stato dimostrato che cavi, pc, fibre ottiche, server e algoritmi utilizzati per gli affari dello streaming in Italia fanno sì che la piattaforma rientri nel concetto di “stabile materiale”. Il ragionamento è lo stesso che oggi viene fatto nei confronti di Google ed in particolare con la società Google Italy controllata dalla Google International Llc domiciliata a Wilmington, nel Delaware, un vero paradiso fiscale negli Stati Uniti.
La Guardia di Finanza ha mostrato come la società non si occupa solo di servizi di consulenza e assistenza come dichiarato ma opera con ruoli diversi costituendo “una stabile organizzazione”, motivo per il quale è tenuta a pagare una quota molto più alta di tasse rispetto a quanto versato.
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