Solo due cose sono sicure nella vita: la morte e le tasse. E questo è proprio il periodo di versarle: ci sono brutte notizie per questa categoria.
Nei Paesi del mondo occidentale quasi ogni aspetto della vita pubblica e amministrativa è regolamentato fin nel minimo dettaglio. Pensiamo alla sanità, all’istruzione, ma anche al diritto privato, a quello stradale e via dicendo. In Italia, però, un settore è in via di regolamentazione proprio durante questo periodo: quello degli affitti brevi.
Turismo e conseguentemente affitti brevi stanno subendo un incremento considerevole, soprattutto in un Paese turistico come il nostro. Sempre più persone decidono di dedicarsi alla locazione per brevi periodi, nella speranza di ottenere buone entrate dagli affitti. E proprio per via del suo sviluppo, il settore sta subendo una serie di modifiche dal punto di vista fiscale.
Aumenti sulla cedolare secca: gli affitti brevi pagheranno il 5% in più di tasse
Nello specifico, secondo quanto stabilito dalla Legge n. 213/2023 della Legge di Bilancio 2024, chi affitta per periodi inferiori a 30 giorni dovrà versare un’aliquota che passa dal 21% al 26% sulla cedolare secca. Innanzitutto specifichiamo che la cedolare secca permette di sostituire l’Irpef, le relative addizionali e le imposte di registro e di bollo con un canone standard che, fino a poco tempo fa, era fissato al 21%. Per i contratti a canone concordato, inoltre, questa aliquota viene ridotta al 10%.
Con la nuova legge, però, è previsto un aumento di 5 punti percentuali. Nello specifico chi affitta un solo immobile potrà continuare a versare un’aliquota al 21%, chi ne affitta più di uno potrà applicare l’aliquota al 21% solo a uno degli immobili e quella al 26% per i restanti. A tal proposito si specifica che la scelta dell’unità immobiliare a cui applicare l’aliquota del 21% deve essere indicata nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta in questione.
Tutto ciò interessa non soltanto i proprietari degli immobili, ma anche eventuali intermediari. Tra gli intermediari più comuni si annoverano ad esempio piattaforme quali Booking o AirBnb, ma anche tutti coloro che gestiscono gli affitti brevi per conto dei proprietari.
Il Codice Identificativo Nazionale diventa obbligatorio: attenzione se affitti per brevi periodi
Oltre a quella fiscale, un’altra sostanziale novità per il settore degli affitti brevi sta nella necessità di fornire ogni immobile di Codice Identificativo Nazionale (CIN). Questo codice permette di identificare le strutture e le inserisce in un database che garantisce che le strutture stesse rientrino negli obblighi di legge.
Esporre il CIN diventerà obbligatorio a partire da agosto 2024. Di lì ai 2 mesi successivi le strutture potranno adeguarsi ai nuovi obblighi di legge: pena sanzioni consistenti che potranno arrivare anche a 8mila euro.
Lo scopo del CIN è quello di combattere l’abusivismo e rendere il settore degli affitti brevi il più trasparente e competitivo possibile. Se dunque stavi pensando di dedicarti agli affitti brevi, farai bene ad aggiornarti su tutti i nuovi obblighi di legge da rispettare!