Affitti, come fare per pagare meno tasse sui canoni di locazione: vediamo alcuni aspetti della tassazione sugli immobili e sulla possibilità di ridurre la pressione fiscale
La pressione fiscale in Italia è decisamente elevata e ogni comparto ha le sue prerogative e i suoi punti deboli dove è possibile agire per allentare e diminuire la tassazione. I settori presentano diverse aliquote e differenti modalità che regolano il prelievo fiscale in base a tutta una serie di parametri e normative.
In questo periodo storico che vede due conflitti internazionali pesare indiscutibilmente sugli andamenti geopolitici ed economici mondiali e soprattutto europei, è necessario cercare di contrastare i rincari e gli aumenti dei prezzi di molte materie prime. Il lievitare dei costi energetici ricade su tutta una serie di comparti e rischia di mettere in ginocchio più di un settore economico con spese che diventano insostenibili abbinate alla normale tassazione di ogni singolo paese.
Le nuove regole che arrivano dall’Europa rispetto all’adeguamento degli immobili dal punto di vista dell’efficientamento energetico peserà e non poco su tutti i proprietari di casa. Tale figura infatti si trova a dover affrontare più di una spesa per far rientrare il proprio immobile nella classe di prestazione energetica prevista entro il 2030 e contemporaneamente subisce una forte pressione fiscale rispetto agli immobili adibiti a seconde case immessi sul mercato delle locazioni.
Un immobile regolarmente accatastato e con un contratto di affitto registrato è assoggettato a una doppia tassazione: l’IMU, imposta sulla rendita catastale, e l’IRPEF, la tassazione sui canoni di locazione con un’aliquota che nella norma ammonta al 43%. Il settore immobiliare che una volta rappresentava un ottimo investimento per chi aveva dei risparmi, oggi è uno dei settori più tassati, al netto delle inevitabili spese di manutenzione che una casa necessita.
Un piccolo aiuto è stato dato attraverso l’opzione della cedolare secca che consente di risparmiare abbassando l’aliquota della tassazione IRPEF al 21%, a fronte di una sorta di blocco del canone iniziale che non potrà essere adeguato annualmente rispetto all’ISTAT (indice del costo della vita). Oggi è stata aumentata al 26% per le locazioni brevi, ma almeno in entrambi i casi si è esenti dal pagamento delle tasse di imposta di registro.
Con l‘affitto concordato, che deve sottostare però a canoni di affitto calmierati a seconda del Comune di riferimento, l’aliquota IRPEF viene abbassata al 10%, mentre l’IMU viene ridotta di un buon 25%, anche qui in base al regolamento comunale. Tale specifica è prevista solo per quei comuni ad alta densità abitativa e prevede anche una diversa durata del contratto prevista nella formula 3+2 (3 anni + 2 anni), a fronte del normale contratto 4+4 a canone libero.
La scelta estrema del comodato d’uso, affittare gratuitamente una casa, consente almeno di non pagare le spese di manutenzione ordinaria, della Tari e delle utenze, che rimangono a carico dell’inquilino. E’ il caso di chi mette a disposizione l’immobile a familiari entro il primo grado, caso in cui è possibile ottenere una riduzione del 50% dell’IMU. Un’ultima nota è da sottolineare: grazie al Decreto Crescita del 2019, come ci spiega il Corriere Nazionale, finalmente è possibile non pagare le tasse sui canoni non percepiti in caso di sfratto, dal momento della notifica di quest’ultimo.
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