Affitti brevi, cos’è il codice CIN: quanto costa e sanzioni

Chi possiede un immobile e sceglie di affittarlo per brevi permanenze, deve essere al corrente del codice CIN obbligatorio. Chi non ce l’ha, rischia sanzioni salate. 

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Affitti brevi, cos’è il codice cin e perché è obbligatorio (Codiciateco.it)

Stando a quanto stabilito dalla normativa italiana, il codice CIN (Codice Identificativo Nazionale) deve essere visibile all’esterno degli edifici che ospitano appartamenti e strutture ricettive. Questa novità introdotta per il settore degli affitti brevi e turistici viene assegnata dal Ministero del Turismo a seguito di un processo automatizzato che deve essere avviato dal proprietario o da chi gestisce l’attività.

Riguarda strettamente gli immobili residenziali che vengono utilizzati per affitti di breve durata, sia strutture alberghiere che extra-alberghiere. L’obiettivo di questo codice è quello di regolamentare il mercato sempre più vasto degli affitti temporanei, garantendo trasparenza e sicurezza. Capiamo come muoversi per ottenerlo e cosa fare non appena lo si ha.

Codice CIN, diventa obbligatorio per gli affitti brevi

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Come ottenere il Codice CIN (Codiciateco.it)

La richiesta deve essere avanzata tramite un’apposita piattaforma online sul portale del Ministero del Turismo fornendo i dati catastali dell’immobile e, in caso di gestione imprenditoriale, una certificazione che garantisca il rispetto dei requisiti di sicurezza della struttura. Una volta assegnato, questo codice finirà all’interno di una banca dati nazionale che ha lo scopo di raccogliere le informazioni riguardanti tutte le attività turistiche presenti sul territorio italiano. Qualora un’unità già possedesse un codice identificativo locale, il Ministero del Turismo fornirà un prefisso alfanumerico per aggiornare il codice esistente.

Al momento, non è previsto alcun costo da sostenere per ottenere il CIN. Dopo aver completato la procedura, il proprietario o gestore dell’attività ricettiva deve posizionarlo in modo che sia chiaramente visibile all’esterno dell’edificio che ospita l’appartamento destinato ad affitti brevi, ovviamente nel rispetto delle normative urbanistiche e paesaggistiche locali. E’ necessario anche per poter avviare una pubblicità online della struttura. Le piattaforme o i professionisti dell’immobiliare che fanno da tramite tra il turista e il gestore sono tenuti ad includere il CIN nei loro annunci.

Dopo l’annuncio dell’attivazione della banca dati nazionale e del portale sul sito del Ministero del Turismo, così come annunciato dalla Gazzetta Ufficiale, si avranno 60 giorni di tempo per inviare la domanda. Se questa disposizione non viene rispettata, si rischia una sanzione importante che varia in base alla portata della violazione: le multe vanno dagli 800 agli 8000 euro per i locatori senza CIN e da 500 a 5000 euro per la sua mancata esposizione. I gestori di strutture a livello imprenditoriale che non rispettano i requisiti di sicurezza, rischiano una multa da 600 a 6000 euro, mentre chi mette in affitto più di 4 proprietà senza la certificazione di inizio attività può incappare in sanzioni che vanno dai 2000 ai 10.000 euro. Saranno l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza a condurre le indagini e fare in modo che queste regole vengano rispettate. Vedi in cosa consiste la documentazione completa necessaria per aprire un b&b. 

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