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ADI, se non ricevi alcuna risposta dopo 2 mesi è in automatico accettata

La legge prevede il silenzio assenso e non solo nel caso dell’Assegno di Inclusione: su cosa gli enti devono rispondere

Domanda ADI silenzio assenso – codiciateco.it

La Validazione delle certificazioni ADI è il nuovo servizio dell’Inps che consente all’ente di previdenza di confermare la dichiarazione contenuta nella domanda di Assegno di Inclusione presentata dal cittadino. Sarà utile soprattutto per snellire le pratiche e velocizzare l’iter di accettazione dell’Assegno di Inclusione. Ricordiamo che le autocertificazione di condizioni di svantaggio sono documenti che possono presentare coloro che si trovano in una situazione di svantaggio e che possono ricevere l’Assegno di Inclusione nel caso di disturbi mentali, dipendenze o altri tipi disturbi.

Adi, quando si applica il silenzio assenso

Pratica burocratica – codiciateco.it

Nella dichiarazione il richiedente del sussidio deve attestare le condizioni di svantaggio per proprio conto o per un componente del nucleo familiare. In pratica se nel nucleo sono presenti componenti in condizione di svantaggio, il richiedente deve auto-dichiarare di possedere la relativa certificazione (articolo 4, comma 4, del d.m. 154/2023), specificando qual è l’amministrazione che l’ha rilasciata, il numero identificativo, la data di rilascio. Altra voce importante è l’avvenuta presa in carico e l’inserimento in un progetto personalizzato o in un programma di cura, indicando anche l’amministrazione responsabile del progetto.

Con il servizio di Validazione delle certificazioni ADI, la pubblica amministrazione potrà validare la dichiarazione relativa a certificazioni sulle condizioni di svantaggio per il richiedente e/o i soggetti del nucleo e l’inserimento in programmi di cura e assistenza con data antecedente a quella di domanda ADI.

Dunque il servizio è rivolto alle Asl, le strutture sanitarie locali, che abbiano rilasciato le relative certificazioni e siano indicate dal richiedente nella domanda di ADI.

Ma ciò che è importante sapere è che c’è il silenzio assenso. L’Inps infatti contatterà l’ente riportato nella domanda per verificare la veridicità di quanto dichiarato e, se entro entro 60 giorni non riceve alcuna risposta, per il principio del silenzio assenso previsto dall’articolo 20 della legge 241-1990, ammette il richiedente all’Assegno di Inclusione, ovviamente purché sussistano anche gli altri requisiti previsti della legge.

Lo stesso vale anche nel caso in cui l’ente coinvolto non si pronunci entro il termine di 60 giorni anche solo per una delle suddette verifiche delle condizione di svantaggio e inclusione nel programma di cura. Altre informazioni è possibile reperirle nel messaggio dell’Inps numero 623 del 10 febbraio 2024.

Giuseppe Formisano

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