Non arriva la ricarica dell’assegno di inclusione: quando preoccuparsi? Il tempo limite che ti conferma che c’è un problema che blocca il pagamento. Ecco quanti giorni extra aspettare
Il nuovo assegno di inclusione è per molte famiglie italiane, purtroppo in grossa difficoltà economica, l’unica fonte di reddito sperando in una futura svolta sul fronte lavorativo. L’unico appiglio a cui aggrapparsi e senza il quale, in caso di problemi, ci sarebbero immensi disagi senza la possibilità di acquistare nemmeno i beni primari. Ecco perché bisogna fare estrema attenzione al regolamento per evitare azioni sbagliate, pur non volendo, che rischierebbero di compromettere l’aiuto, come provare ad acquistare per esempio cose presenti nell’elenco di acquisti vietati.
I riferimenti mensili per ricevere le ricariche sono solitamente due: metà mese per i nuovi beneficiari, fine mese per chi riceve la seconda o più ricarica dopo aver già ricevuto un primo accredito. In genere si va dal 16 di ogni mese e 26 di ogni mese, anche se bisogna poi considerare eventuali festivi o giorni non lavorativi che potrebbero far slittare leggermente la data di consegna. Ma al di là di questa circostanza ci potrebbero essere, a prescindere, alcuni leggeri ritardi da parte dell’istituto nazionale della previdenza sociale nelle consegne. In questo casi come riconoscerli e quando preoccuparsi?
Un caso simile si è verificato proprio questo mese, coi nuovi titolari che hanno ricevuto un’amara sorpresa: ovvero hanno trovato la carta ritirata presso Poste italiane con 0 euro come saldo. Ovvero non pronta per gli acquisti pur avendo visto la domanda approvata e, di conseguenza, l’ok anche per il ritiro. Il caso è immediatamente rientrato, perché qualcuno ha dovuto aspettare solo qualche ora per poter mettere le mani sui propri soldi e i più sfortunati appena un paio di giorni e nulla più. Tale situazione potrebbe ripetersi in futuro? Potenzialmente sì.
L’INPS, infatti, può prendersi fino a 5 giorni extra per emettere la ricarica. Proverà sempre a rispettare le consegne conoscendo soprattutto le esigenze di questa ampia platea, ma sul piano tecnico potrebbero esserci dei problemi che andrebbero a rallentare un po’ il sistema. Quando accadrà, e sempre se dovesse accadere, bisognerà solo pazientare senza farsi prendere dal panico. Il problema, semmai, è se si dovesse andare oltre questo tempo limite indicato: ovvero oltre i 5 giorni lavorativi.
Se non dovesse arrivare entro questo termine massimo, significherebbe che è sorto qualche intoppo che potrebbe aver bloccato la propria posizione o avrebbe potuto far decadere la domanda. I motivi potrebbero essere svariati: da operazioni non consentite a un’assenza ingiustificata presso i centri di impiego o una variazione ISEE all’interno del nucleo familiare e tanto altro. L’INPS in ogni caso, nell’eventualità di problemi, motiverebbe il motivo del mancato pagamento. Interfacciandosi nella propria area personale sarebbe possibile conoscere la motivazione, oppure in alternativa tramite l’aiuto di un CAF, patronato o recandosi direttamente presso un ufficio INPS.
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