La notizia da conoscere: addio al reso gratuito, tutte le piattaforme si adeguano, ecco quanto costa adesso restituire ciò che non va più bene. Le informazioni.
Niente più reso gratuito dei prodotti acquistati online con l’e-commerce. Le principali aziende di vendita sul web addebiteranno alcune spese ai consumatori che restituiscono i loro acquisti. È la notizia che si è rapidamente diffusa sui media e sulle piattaforme social e che sta facendo discutere tutti in questi giorni. Proviamo a capire cosa sta succedendo e quanto costerà la restituzione del reso.
Finora chi voleva restituire un prodotto acquistato online poteva farlo liberamente, senza spese o costi aggiuntivi. Un prodotto comprato per errore o un capo di abbigliamento dalla taglia sbagliata potevano essere rimandati al mittente tramite il cosiddetto reso. Un servizio garantito ai consumatori, perché negli acquisti online è facile sbagliarsi, ma che ha dato luogo anche a qualche abuso.
Molti utenti hanno preso l’abitudine di fare acquisti superficiali, tanto restituirli non costava niente. Costa però alle aziende che ora hanno deciso di porre un freno ai resi continui, addebitando un costo ai consumatori. La nuova regola che potrebbe spingere i consumatori a far acquisti più ponderati. Pensarci due volte per evitare di dover restituire i prodotti e pagare. Ecco tutto quello che bisogna sapere.
Addio al reso gratuito, le piattaforme si adeguano: quanto costa restituire i prodotti acquistati
Le società che vendono prodotti online, soprattutto abiti e accessori, hanno deciso di mettere un freno ai resi continui dei prodotti acquistati, facendo pagare il servizio di restituzione ai loro clienti. Non si tratta di cifre esorbitanti, per lo più viene addebitato il costo di spedizione, che in questo modo non grava sull’azienda, ma per gli utenti è chiaramente un costo che prima non pagavano.
Alcun aziende hanno giustificato i nuovi addebiti ai fini della sostenibilità ambientale, per non aumentare pacchi e viaggi di trasporto. Il motivo principale, tuttavia, è chiaramente quello di non gravare le aziende di costi aggiuntivi, relativi al ritiro dei pacchi con i prodotti restituiti.
Tra le aziende capofila delle nuove regole sui resi ci sono quelle di vendita di vestiti, scarpe e accessori come Yoox e Zara. Ma anche H&M, J.Crew, Anthropologie, Abercrombie & Fitch hanno deciso di cambiare le regole e, udite udite, anzi tremate, Amazon. Per queste aziende, che movimentano quantità enormi di merci, gestire i prodotti restituiti è molto impegnativo sia dal punto di vista logistico che ovviamente da quello economico.
Per il momento l’addebito dei costi del reso di un prodotto acquistato online riguarda per lo più le spese di spedizione. Chi vuole restituire un prodotto che non gli piace più o su cui ha cambiato idea, deve pagare per la spedizione del reso.
Ad esempio, Zara fa pagare nel Regno Unito un addebito di 1,95 euro a tutti i clienti che restituiscono un capo acquistato online, consegnandolo nei punti di ritiro gestiti da terzi, come gli uffici postali. Dunque il costo per il reso non riguarda tutti i casi di restituzione. Infatti, sono esclusi i resi effettuati nei punti vendita di Zara, che in questo caso non ha costi aggiuntivi nel gestire la consegna del reso.
Anche in Italia Zara segue la stessa regola. Il reso di un prodotto è sempre gratuito se si consegna il capo in un negozio della catena spagnola. Invece, per il ritiro a domicilio del pacco da restituire viene addebitato al cliente un costo di 4,95 euro che sarà scalato dal rimborso del prezzo. Mentre con Yoox il reso non è mai gratuito, salvo il caso in cui un prodotto viene cambiato.